L’ultimo colpo di scure

di Pippo Frisone, da ScuolaOggi 24.6.2010

Con la secondaria superiore si chiude il cerchio delle riforme volute dalla Gelmini.

Col 2010/11 partiranno le classi prime dei nuovi licei e dei nuovi indirizzi tecnici e professionali che andranno a regime nel 2014/15.

Spariscono gradualmente le attuali 750 sperimentazioni inglobati in una trentina di indirizzi.

Meno tempo scuola per tutti da subito:da 27 ore nel biennio dei nuovi Licei a 32 ore nei tecnici e professionali…

Dall’intreccio dei quadri orari dei nuovi ordinamenti con l’aumento degli alunni per classe, l’aumento del rapporto alunni/posti, le riduzioni orarie nelle classi intermedie di tecnici e professionali con gli obiettivi previsti dalla L.133/08, nella secondaria superiore salteranno nel prossimo anno scolastico complessivamente 13.746 posti!

I tagli più significativi falcidieranno l’istruzione tecnica (tra docenti laureati e ITP sono previste riduzioni per 7.161 posti nel 2010/11).

Gli organici delle superiori da 211.774 vengono ridotti a livello nazionale a 198.028 unità.

In Lombardia da 27.228 a 25.539 con un taglio di 1.689 posti.

A Milano si ipotizza un taglio di 642 posti nonostante l’aumento di 1.038 studenti.

In Lombardia gli studenti aumentano complessivamente di 3.192 unità, fatta eccezione per le province di Sondrio (-69), Pavia (-125) e Como (-179).

Le classi passano a livello regionale da 14.925 del 09/10 a 14.795 del 2010/11 (-130), con un significativo aumento della media alunni per classe.

Quello della secondaria superiore e’ l’ultimo colpo di scure che si abbatte quest’anno sulla scuola italiana.

Il 2011/12 completerà la triade dei tagli alla scuola che hanno origine dall’art.64 della L.133/08, la prima finanziaria del Berlusconi IV.

Il saldo finale previsto come obiettivo dalla L.133/08 comporterà la scomparsa di 87.548 posti, cui verranno aggiunti 45mila posti di personale ATA per un totale di 133mila , equivalenti a 8miliardi di euro.

Un massacro senza precedenti.

E’ come se il Governo avesse decretato la chiusura contemporanea di 26 stabilimenti Fiat della portata di Pomigliano d’Arco.

Coi sindacati divisi, un’opposizione debole e senza il bisogno di indire alcun referendum.