IL CASO

Brescia sperimenta le scuole-aziende
"Più fondi alle migliori"

Gli istituti che non rendono avranno meno soldi.
"Il ministro Gelmini pronta a copiare il modello"

Beatrice Raspa La Stampa, 25.6.2010

BRESCIA
C’era una volta il finanziamento a pioggia, erogato in automatico. Oggi, invece, è tempo di bonus produttività: se non rendi, la borsa si chiude. Il principio piace al Comune di Brescia che ha pensato di applicarlo alla scuola. Dall’anno prossimo il capoluogo lombardo avvierà - primo in Italia - un meccanismo di finanziamento degli istituti statali e paritari. Se non renderanno, rimarranno a secco. «Una rivoluzione che per la prima volta premia il merito – spiega il promotore, l’assessore alla Pubblica Istruzione Andrea Arcai (PdL) -. Nel progetto abbiamo coinvolto il Ministro Mariastella Gelmini: se funzionerà sarà riproposto su scala nazionale e cambierà il sovvenzionamento tradizionale».

L’erogazione di fondi alle scuole dell’infanzia (statali) e alle primarie e secondarie di primo grado (statali e paritarie) di norma avviene sulla base di criteri oggettivi, legati al numero di alunni, senza grandi differenze. L’orizzonte invece d’ora in poi sarà un altro: i contributi saranno parametrati sulla capacità delle scuole di offrire servizi, formativi e non, su vari livelli. E di raggiungere obiettivi misurabili con un punteggio, individuati in più macroaree: dalle risorse umane a quelle strutturali e didattiche, dalle attività di sostegno e di inclusione sociale (integrazione) alla varietà dell’offerta formativa extracurricolare.

E ancora: sono atout le iniziative per incentivare la partecipazione delle famiglie e quelle promosse in rete con altri istituti, come la presenza a scuola di un sistema di certificazione qualità (norme Iso), o la presenza di una prassi valutativa su abilità disciplinari e del comportamento. Da anni «prima della classe» nell’ambito della pubblica istruzione, la Loggia ha escogitato il piano del finanziamento proporzionato alla rendita.

Il merito sarà autocertificato dai dirigenti scolastici grazie a un questionario suddiviso in aree obiettivo. La partenza sarà light. Dai quasi 46 milioni assegnati dal bilancio previsionale 2010 al capitolo istruzione, il Comune ha estrapolato 500mila euro per il diritto allo studio. L’80% sarà distribuito con il vecchio sistema automatico (valutando meglio l’incidenza di alunni stranieri, disabili e rientri pomeridiani); il 20%, una percentuale nelle intenzioni degli amministratori destinata ad aumentare, ovvero 100mila euro, sulla scorta di una graduatoria.

E i diretti interessati? «Eravamo perplessi, avevamo dubbi di competenza e di metodo – ha ammesso la direttrice del III Circolo didattico Laura Bonomini, rappresentante del gruppo di lavoro che ha portato al progetto -. Poi s’è capito che si puntava alla qualità. E i criteri di merito li abbiamo individuati noi».