Anche a scuola “Mancò la fortuna non il valore”?

Sul blog del "Gruppo di Firenze" (http://gruppodifirenze.blogspot.com/) è in atto una discussione relativa alla liceità degli "aiutini" in sede di esame. Così mi sono espresso.

di Vincenzo Pascuzzi, 29.6.2010.

Premetto ed esplicito subito che posta la questione nei termini “bontà o giustizia?” la mia scelta è obbligata e sicura: la giustizia. Oppure se la domanda è “trova giusto o no che un docente permetta di copiare o che addirittura passi il compito ai suoi allievi?”, la mia risposta è: no, non è giusto. Le verifiche, i compiti in classe, i test vanno affrontati senza “aiutini”, copiature, suggerimenti da parte dei compagni, da libri o appunti scritti, da telefonini, dagli stessi docenti e commissari cui è demandato il controllo.

Chiarito ciò, bisogna osservare che la questione è – a mio giudizio – mal posta e ciò può portare a conclusioni solo in apparenza giuste, valide, condivise e consolanti ma sostanzialmente inadeguate e fuorvianti.

Il motivo va essenzialmente ricercato nella esasperata semplificazione della questione che è invece più complessa e articolata.

Segnalo quattro aspetti che conviene esplicitare e considerare.

Il primo è il termine improprio “bontà” con il quale si indica, sia pure criticandolo, il comportamento tollerante, di complicità o connivenza di alcuni docenti. Il termine risulta mutuato o subito dal linguaggio dei ragazzi potenziali beneficiari di comportamenti scorretti, sleali o illegali. Alcuni ragazzi usano il termine con intenti quasi ricattatori o di pressione morale in occasione delle verifiche in classe, negli esami, alla vigilia degli scrutini. Solo qualche anno fa mi sono sentito apostrofare letteralmente: “ah professo’, essi bono! a te che te costa?”

Il secondo aspetto è costituito dall’identificazione della scuola (che è un sistema vasto e complesso di operatori, risorse, strutture, organizzazione, strategie, scelte e decisioni) con i soli docenti. In genere, succede che i malfunzionamenti della scuola vengano imputati tout court ai soli docenti quali soggetti facilmente identificabili e che interfacciano direttamente studenti e loro genitori. Che questa identificazione semplicistica e impropria venga effettuata da altri, passi ma che siano gli stessi docenti a proporla mi sembra ingenuo, scorretto e autolesionista. Mi sto riferendo al fatto che la responsabilità della “bontà”, degli “aiutini” venga isolata e attribuita ai soli docenti e che perciò essi stessi, da soli, debbano in sostanza recuperare un certo andazzo.

Il terzo aspetto è che ci stiamo ponendo la questione “bontà o giustizia?” con riferimento agli esami di maturità in atto e anche agli esami di terza media appena conclusi. Su questi esami condivido il giudizio critico di Claudio Cremaschi, espresso su  “Malascuola”, relativamente al loro costo eccessivo (un miliardo e mezzo di euro, senza considerare il costi indiretti per un milione circa di studenti e famiglie), alla loro sostanziale inutilità, al fatto che costituiscono un rito annuale patetico o peggio (ivi comprese le pattuglie dei Carabinieri). La domanda che pongo è questa: ha senso pretendere di sterzare bruscamente verso un esame serio, rigido, severo, “legale” al 100% (summum ius …), dopo anni di tolleranza, buonismo imposto dalla situazione, di promozioni agevolate o regalate, di programmi ridotti? Non si rischia di finire fuori strada? Oppure, non è come applicare un rubinetto nuovo al termine di una tubatura sforacchiata e corrosa? E poi, non c’è una legge che prevedeva corsi di recupero e che è stata largamente disattesa per mancanza di finanziamenti? In queste condizioni, un esame veramente serio e rigoroso non porterebbe le bocciature a percentuali a due cifre? Magari al 20%?

Il quarto e ultimo aspetto è che il topic, la nota originale di Giorgio Ragazzini (apparsa dapprima come post di commento al topic precedente) pone il dilemma “bontà o giustizia?” in termini teorici o quasi astratti. Quasi si potesse scegliere adesso ex novo tra un tipo di scuola e di comportamento e un altro tipo. Attualmente siamo in una certa situazione non soddisfacente della scuola (in cui quello in discussione è solo uno dei tanti aspetti). Si tratta di vedere come recuperarla gradualmente, insieme, con strategie idonee e risorse. È da escludere che possano farlo i soli docenti magari stimolati o messi alla gogna. Non mi sembra che governo e ministro attuali stiano operando (nella sostanza non nei proclami roboanti) nell’ottica corretta e nella direzione accennata.

Per questo mi sono permesso di riportare nel titolo (la citazione vuole essere puramente tecnica e dialettica) la scritta sulla lapide di El Alamein “Mancò la fortuna non il valore”. In realtà, allora, oltre alla fortuna mancò ben altro. La sproporzione delle forze in campo era pesantemente sfavorevole: almeno nel rapporto 2 a 1 relativamente a uomini, carri, mezzi, aerei. Inoltre i “leoni della Folgore” restarono senza rifornimenti di carburante, munizioni, viveri e acqua cioè appunto organizzazione e risorse. Insomma i soldati italiani furono mandati allo sbaraglio.