Che scuola

 da l'Unità, 8.6.2010

Meno italiano e storia nei licei classici, meno chimica e fisica negli scientifici.

Nessuna obiezione: se non si facesse così come impone la signora Gelmini, non ci sarebbero motivi per abbandonare in massa la scuola pubblica italiana e cercare ospitalità nella scuola privata, quella che esiste e che verrà. Del resto, l’italiano è in disuso, oltre che imperialista, mentre la storia è un bla-bla così opinabile che meno ci si tuffa e meglio è, avvelenata com’è da stupidi preconcetti antifascisti e dal silenzio pressocché totale sulle foibe.

Poi, c’è la questione della Rivoluzione del 1789 e di quella d’Ottobre: vogliamo che la politica entri nella scuola o vogliamo tenerla al riparo da questa vergognosa intrusione? Gelmini seguita a ripeterci un principio molto raffinato sotto il profilo intellettuale; solo che, minati dal dubbio che il ministro attuale sia una poveraccia, non riusciamo a coglierne il senso profondo: la miglior scuola pubblica è quella che partecipa con gioia ai suoi (della scuola) funerali.