Pieno esame di licenza media
M. D. 21.6.2010
Pieno esame di licenza
media. I ragazzi cercano in me una complicità che sottintende
richiesta di aiuto, di appoggio, di solidarietà.
Certo, ma non è facile.
La scuola media vive delle contraddizioni che la fanno essere
schizofrenica. Sì, mi sembra veramente che si debba parlare di
schizofrenia, sfido poi che là dentro gli insegnanti arrivano alla
pensione mezzi matti. O proprio matti del tutto.
E dov’è la contraddizione?
Eccola qui, bella chiara: non si può bocciare, e devono essere tutti
bravi. In altre parole, tutti devono aver garantito il successo
formativo e tutti devono sapere.
Tutti? Tutti.
Anche quelli che non vogliono studiare, che vogliono disperatamente
rimanere ignoranti, che non vogliono saper scrivere due parole in
italiano corretto? Anche.
Non dico corbellerie: ci sono persone, ragazzi, che davvero vogliono
rimanere ignoranti, o comunque non vogliono sapere. Tra l’altro,
generalmente, sono ragazzi intelligenti, svegli, che se metti loro
in mano un pc capisco il funzionamento quasi subito, e così con il
cellulare… sono ragazzi di famiglie generalmente ricche, che hanno
tutto, anche ciò che io posso tranquillamente sognare di avere.
Hanno tutto, tutto di tutto, ma non la voglia di studiare.
Bene, questi ragazzi hanno deliberatamente deciso di rimanere
ignoranti.
E io a quel punto, avrei anche deciso di bocciare.
Eh, no! Non si può!
E perché non si può?
E si ricomincia la tiritera: cosa hai fatto tu perché studiassero?
Cosa hai fatto tu, perché avessero voglia? Cosa hai fatto tu, perché
ne avessero la motivazione?
Oh, ma io ho esortato, ho spiegato mille volte l’argomento, li ho
minacciati, ho fatto recupero su recupero, ho penalizzato i bravi
(perché, lo sapevate?, i bravi stanno lì che si rompono le palle di
dover ascoltare ancora quell’argomento che loro sanno benissimo, e i
loro compagni ignoranti no, i bravi stanno lì, che sbadigliano, ma
io sono una non due o tre che sarebbe meglio, e la classe è una e i
ragazzi vengono tutti nello stesso momento, non è che i bravi
vengono alle 8 e i meno bravi, o le capre, alle 10.. no, no stanno
tutti tragicamente insieme…) ho fatto metà programma e quelli che
andranno alle superiori ci andranno penalizzati…
E non è servito?
No, non è servito, perché vede preside, il fatto è questo, chi non
vuole studiare, semplicemente non studia. Punto. Non ascolta, non
legge, non sente. Punto.
E allora hai sbagliato.
E che avrei dovuto fare?
Dare loro il motivo per studiare.
(Ma cavolo! Che motivi possono avere questa mandria di capre
belanti, che hanno già tutto, motorino, pc, cellulare palmare e
tanto altro? Che motivi possono avere se i genitori stanno lì a
lisciarseli come gatti persiani dal pelo delicato? Il motivo della
bellezza della poesia? Della meraviglia della lingua italiana? Il
motivo dell’eroismo e delle tragedie della storia?)
Bene, non si boccia. I quattro diventano sei, e quelli dicono, eh,
hai visto, parlano parlano, ma alla fine vinciamo noi.
Fin qui, se tragico, sarebbe comunque coerente. Una politica atroce,
ma coerente.
E ora arriva la schizofrenia.
Da tre anni è arrivata la prova Invalsi.
E che cos’è?
È una prova ministeriale che arriva durante gli esami di terza media
nello stesso giorno in tutta Italia (e in questi esami è arrivata il
17 giugno) su italiano e matematica.
Un’ora per ciascuno. Per italiano ci sono due letture da fare e vari
esercizi di grammatica che abbracciano il programma di tutto il
triennio, di matematica problemi e roba varia sempre del programma
del triennio.
Oh, bene…
E di quale programma?
Di quello che tu avresti dovuto fare se avessi avuto una classe di
geni.
Ridiamo, per favore.
Anzi, ridete voi, perché a me viene da piangere.
L’invalsi d’italiano è difficile, ve lo garantisco.
A parte che la comprensione del testo non chiede una comprensione
letterale, ma di chi sappia leggere tra le righe, e già qui non è
facile, ma gli esercizi di grammatica vanno dalla fonetica che si fa
agli inizi della prima media, alla subordinata ipotetica che si fa
alla fine della terza media. Ora, sfido io un adulto a dirmi la
regola dei dittonghi.
Chi sa la regola dei dittonghi?
Ditemi voi, la parola “bosniaco” ha un dittongo o uno iato, e
perché?
Questo fa parte della fonetica.
Bene, io non posso bocciare, i quattro diventano sei e poi Dlang! La
mazzata finale. E che succede se i ragazzi sono ignoranti? Ma è
semplice: che i professori sono degli emeriti imbecilli che non
hanno saputo insegnare. Ecco qui; e orde di genitori inferociti (gli
stessi che allisciano i figli) vengono a urlare “a morte” il docente
che non ha esortato a dovere allo studio.
Non è finita. Da un mese c’è un’altra novità. Mentre fino all’anno
scorso, all’esame di licenza media, per la promozione, si teneva
conto del percorso di maturazione fatto dal ragazzo, del genere, ok,
è una capra, ma è maturo, rispetta le regole, sarà un bravo
muratore; oggi non più. Si è promossi solo se nella media dei voti
presi (ammissione, scritto italiano, matematica, inglese, francese,
invalsi, orale) si raggiunge il sei. O almeno il 5,5.
Una capra raggiunge se è fortunato il 5,49: bocciato.
Allora, dico io, invece di farci impazzire, a noi docenti, per poco
più di 1000 euro al mese (lo sapevate, questo, sì?) non è meglio che
ci fate bocciare a cuor leggero dalla prima media? Fateci bocciare,
e vedrete che chi arriva in terza la prova invalsi la inventano loro
per il ministero (il quale, dulcis in fundo, quando manda la
correzione si rivela spesso comicamente ignorante… il toro che dice
cornuto all’asino)
Oppure, non fateci bocciare, ma poi tenetevi i ragazzi così come
sono.
Ma che il docente non possa bocciare e poi questi ragazzi all’esame
di terza debbano essere dei geni, questa è schizofrenia.
M. D.
