Formigoni a Tuttoscuola: Ai nostri taccuini il governatore della Lombardia Roberto Formigoni ha risposto a tutto campo al nostro forum sull'istruzione non statale da Tuttoscuola, 7.6.2010
Nell'ambito delle
iniziative legate all'apertura di un canale tematico dedicato alle
scuole paritarie, Tuttoscuola sta ospitando un forum,
nel quale ha intervistato il presidente della Regione
Lombardia Roberto Formigoni, che ha risposto a domande
sull'istruzione non statale
R: La legge 62 ha
rappresentato una svolta legislativa importante, poiché ha
riconosciuto alla scuola non statale la funzione di servizio
pubblico, equiparandola in questo alla scuola statale, anche nella
denominazione di scuola pubblica. Manca tuttavia la parità
economica. Oggi, infatti, la reale libertà di scelta in ambito
scolastico non risulta essere pienamente garantita alle famiglie,
specialmente alle meno abbienti. Per questo è necessario superare il
monopolio statale per far sì che la vera forza di innovazione del
sistema nazionale di istruzione sia la libertà di scelta dei
genitori: è lo stesso principio che abbiamo seguito in Lombardia
attuando la riforma sanitaria, il cui risultato è sotto gli occhi di
tutti, ospedali pubblici e privati che offrono un servizio pubblico
in piena parità e che vengono scelti dalle persone per la specifica
qualità del servizio offerto, non per la proprietà. R: A parte il fatto che gli atti della costituente mostrano come quel "senza oneri" sia da attribuire alla "costituzione" di scuole paritarie, e non al finanziamento della loro attività, voglio ricordare che già oggi lo Stato, le Regioni e i Comuni finanziano direttamente la scuola paritaria, proprio perché questa svolge un servizio pubblico. Prendiamo ad esempio la scuola materna. In Regione Lombardia il 60% degli studenti di scuola materna frequenta una scuola paritaria, che svolge un fondamentale ruolo sussidiario in assenza dello Stato. La Regione e i Comuni finanziano direttamente le scuole per il contenimento delle rette e nessuno ha dichiarato incostituzionali queste leggi, non è quindi il dettato costituzionale il motivo del mancato finanziamento alle scuole paritarie.
E aggiungo: vista
dall'Europa, che già da tempo ha ottenuto la libertà educativa, è
incomprensibile la discussione ideologica tutta italiana contro il
finanziamento delle scuole paritarie.
R: Certamente il
finanziamento alle famiglie è la strada maestra, poiché pone al
centro la persona e la sua libertà di scelta. E' dal 2001 che con il
buono scuola - un'operazione da 45 milioni di euro l'anno -
sosteniamo la libertà di scelta per 54.000 famiglie - e 67.000
studenti delle scuole paritarie, che rappresentano il 68% del totale
degli studenti delle scuole paritarie. E in Lombardia, anche grazie
al buono scuola, gli studenti iscritti alle paritarie sono il 19%
del totale, ben sopra la media nazionale che è pari al 12%. La
politica di Regione Lombardia ha quindi parzialmente riequilibrato
una situazione paradossale, per cui oggi sono le scuole paritarie
che finanziano lo Stato svolgendo una funzione sussidiaria non
riconosciuta. Lo Stato finanzia mediamente 511 euro per ogni
studente iscritto a una scuola paritaria, mentre un allievo della
scuola statale costa allo Stato in media 5.710 euro. Quindi, per
ogni studente iscritto alla scuola paritaria, lo Stato risparmia
mediamente 5.200 euro. I numeri sono ben evidenti e parlano da sé:
complessivamente, in Lombardia, i 220 mila studenti iscritti alla
scuola paritaria rappresentano per lo Stato un risparmio di oltre un
miliardo di euro.
R: E' un' altra
modalità di finanziamento rispetto a quella del finanziamento
diretto alle famiglie. Gli strumenti possono essere diversi, ma
l'importante è poter arrivare a garantire a tutti il diritto di
frequentare liberamente e gratuitamente la scuola pubblica statale o
non statale che si sceglie. R: Tutto il bene possibile! Questa è esattamente la mia proposta, che darebbe la possibilità anche alle scuole statali di essere finalmente libere e autonome. La cosa è molto semplice: bisogna superare un modello centralista di scuola, con un milione di dipendenti del Ministero dell'istruzione. Sono anni che la Lombardia, in buona compagnia di diverse realtà di ricerca e di rappresentanza professionale, chiede di giungere ad una reale autonomia della scuola statale, perché essa possa assumere direttamente il personale e gestire tutto il proprio bilancio. Il finanziamento della scuola autonoma sarebbe poi commisurato al numero di studenti frequentanti, sulla base di un costo standard.
Il reclutamento
avverrebbe tramite concorso, come d'altronde già oggi avviene per le
autonomie locali. Certo, questa libertà comporta altrettanta
responsabilità, ci deve essere un sistema di valutazione che renda
trasparenti i risultati di ciascuna scuola e i risultati conseguiti
dai docenti, nello spirito dell'accountability, del "rendere conto"
del proprio operato agli allievi, alle loro famiglie, al territorio,
all'amministrazione. Questa strada è quella che può riportare la
scuola statale ad essere una comunità educativa scevra dagli attuali
orpelli burocratici consentendole di liberare le enormi energie,
professionalità e anche potenzialità di cambiamento che possiede. R: Le attuali forme di reclutamento non sono eque, non premiano il merito e non sono trasparenti, si diventa docenti non perché si è bravi, ma perché si ha la pazienza di affrontare un precariato di anni. Le scuole oggi non hanno voce in capitolo nella scelta degli insegnanti, al contrario: sono gli insegnanti a scegliere la scuola e alla scuola può capitare un ottimo docente o il contrario, casualmente. Ebbene, questa situazione non è più tollerabile. La scuola non può fare da stato sociale e non si può far pagare ai nostri ragazzi l'assai scarsa professionalità di taluni insegnanti.
Insomma, è necessario
uscire dalle procedure anonime, permettere alle scuole, anche in
rete tra di loro, di scegliere il personale, bisogna dire
chiaramente che il merito deve essere premiato e non accettare che
restino docenti che privi di quelle competenze necessarie a svolgere
in modo adeguato l'attività educativa e formativa. R: La scuola oggi è una girandola in continuo movimento: in media, in una scuola, ben il 27% dei docenti è nuovo rispetto all'anno scolastico precedente; l'8% è personale precario che cambia scuola per effetto delle graduatorie; il 9% ha ottenuto un trasferimento; un 10% è neoassunto. Difficile immaginare un'azienda, o un comparto industriale o di servizi, con un turnover di personale così elevato.
La continuità didattica
è un valore riconosciuto anche dalla legge e la forte mobilità crea
problemi di qualità dell'insegnamento e fenomeni di concorrenza tra
insegnanti di diverse regioni d'Italia che si contendono i posti
disponibili. Una situazione davvero drammatica, soprattutto nella
scuola statale, anche se è necessario trovare una soluzione
ugualmente per il sistema paritario. Cito un esempio, nel sistema
degli enti di formazione, che governiamo direttamente come Regione,
abbiamo introdotto l'obbligo della continuità per l'intero ciclo. R: Regione Lombardia lo ha già fatto. Nel 2009 sono stati approvati gli "Indirizzi per la Quota Regionale dei Piani Personalizzati di Studio", che rappresentano le priorità ed i requisiti della qualificazione territoriale dell'offerta scolastica, declinata dalle scuole nell'ambito della quota oraria di flessibilità riservata all'autonomia. Il nostro intervento, effettuato in condivisione con le Associazioni professionali e delle Istituzioni scolastiche, valorizza le competenze delle istituzioni scolastiche nell'elaborare un curricolo unitario ed integrato tra aspetto nazionale e territoriale. Abbiamo definito obiettivi formativi, in termini di competenze, che caratterizzano le priorità regionali, e abbiamo recuperato il ricco insieme di progetti ed interventi previsti a livello regionale in materia di sicurezza stradale, salute e sicurezza sul lavoro, ambiente, politiche giovanili, conoscenza della realtà artistica e culturale locale. Perché il mondo della scuola esige attenzione, ma anche interventi efficaci da parte delle istituzioni affinché sappiano trasformarla in un sistema "flessibile" e sempre pronto a rispondere nel modo più adeguato alle necessità del proprio territorio di riferimento. |