Classe dimezzata, respinti 16 su 33.
Lettera-denuncia di 12 docenti: «Lavoriamo in condizioni insostenibili
di Sandro Paci e Diana Marilungo Il Messaggero, 27.6.2010 FERMO - «Costretti a bocciare a causa dei troppi tagli». E’ la denuncia del collegio dei docenti di una scuola di Fermo, la capitale della calzatura italiana. Non sono «lacrime di coccodrillo», quelle degli insegnanti, bensì una vera e propria denuncia e al contempo, una «autoaccusa», proprio dopo l’esposizione dei quadri. Il dato parla chiaro: sedici alunni bocciati su trentatré di quelli che hanno frequentato il I° corso Meccanici dell’Istituto Professionale di Stato “O. Ricci”, una scuola dall’illustre passato e che garantisce prospettive di lavoro concrete ai suoi diplomati, nel panorama della città, quella di Fermo, capitale d’Italia della calzatura, con le sue 250 aziende sparse sul territorio. Una scuola che, però, sembra essere lo specchio della difficile situazione nella quale si trovano gli istituti professionali italiani. «Abbiamo bocciato praticamente la metà degli alunni» evidenziano i dodici professori dello stesso Istituto che hanno firmato una lettera aperta in cui, pur ammettendo il loro fallimento didattico, portano alla luce la propria difficoltà ad operare. Richiamano perciò le istituzioni ed il mondo economico ad arrestare «l’inesorabile deriva dell’istruzione professionale» e a comprendere le condizioni «insostenibili» in cui gli insegnanti sono costretti a lavorare». Condizioni, secondo i dodici professori «le cui criticità vanno peraltro poste in relazione alla specificità del nostro indirizzo di studio e della sua particolare utenza. Un’utenza che, salvo eccezioni, è generalmente vulnerabile, con alle spalle percorsi scolastici travagliati, difficoltà di apprendimento, labili motivazioni, condizioni sociali sovente svantaggiate e provenienza straniera in quota più rilevante di ogni altro indirizzo di istruzione. In sostanza, uno specifico ed insostituibile presidio educativo. Una scuola “di frontiera”, tra l’istruzione e l’abbandono; tra i banchi della scuola e la ricerca di un posto lavoro». “Un grido di dolore”, come essi stessi lo chiamano, quello di Luigia Carli, Massimo Rossi (ex presidente della Provincia di Ascoli, unico del Prc in tutta Italia), Floriana Serena, Fiorella Bianchi, Antonietta Peroni, Annamaria Lisi, Marco Pompei, Enrico D’Uva, Alessandro Pieroni, Mariangela Ercoli, Vincenzo Lambusta, Guido Pandolfi i quali vogliono «evitare che tale situazione si trasformi in un’inesorabile deriva dell’istruzione professionale». Si tratta di un istituto che ha al suo attivo classi che raggiungono anche il numero di 37 studenti. E’ frequentato da numerosi stranieri dove, dicono i dodici insegnanti «sarebbe necessario, oltre al ridimensionamento delle classi, offrire ad ogni gruppo di docenti, un valido servizio di supporto, assicurato da adeguato personale interno, volto ad individuare precocemente e gestire con appropriatezza quei fattori psicologici e sociali che spesso rappresentano gli ostacoli all’instaurarsi di un sereno rapporto tra l’alunno e la sua scuola». Un istituto dove dovrebbe essere rafforzato, come evidenziano i firmatari della lettera aperta, uno sportello volto all’ascolto e al dialogo con i ragazzi e dove, per effetto dei tagli è stata impoverita la dotazione strumentale. Con il venir meno del carattere operativo dei corsi gli studenti perdono l’occasione «di riconciliarsi con la scuola nel suo complesso» abbandonandola. Un costo sociale “altissimo”, che il Paese sembra non vedere, e a «risolvere il problema alla radice, smantellando l’istruzione professionale». Per i firmatari la riforma delle scuole superiori e la norma vanno in questo senso. L’Ipsia di Fermo forte di oltre 500 studenti è come afferma il preside, Piero Ferracuti, pur riconoscendo alcune lacune standard per tutti gli istituti professionale «un’esperienza pilota nelle Marche, tant’è che da anni organizza uno sportello qualificato per i disturbi dell’apprendimento ed è conosciuto per la serietà dei suoi docenti e per la preparazione che fornisce. I suoi studenti subito dopo il diploma riescono nell’80% dei casi a trovare un impiego entro il primo anno. «L’Istituto è attivissimo, precisa Luca Monaldi, leader Confindustria Fermo - grazie anche all’apporto di Assindustria nel relazionarsi e concertare iniziative con l’imprenditoria del territorio a 360°. L’Ipsia ha percorsi formativi, con stage nelle aziende locali ed è in contatto continuo con le associazioni di categoria e il mondo del lavoro». |