Aumento dell'età pensionabile

Agar Brugiavini da La Voce.info, 11.6.2010

La manovra 2010 prevede, tra gli altri provvedimenti, l’introduzione delle finestre “mobili” sia per pensioni ordinarie di vecchiaia che per pensioni di anzianità, con un slittamento di dodici mesi per i lavoratori dipendenti e di diciotto mesi per i lavoratori autonomi. Il provvedimento si applica a partire dal gennaio 2011 e sembra “strutturale”, nel senso che dovrebbe essere applicato a tutte le coorti di pensionati a partire da coloro che maturano i diritti nel 2011.  In particolare il provvedimento uniforma il pensionamento ordinario di vecchiaia e il pensionamento anticipato per tutti e tre i regimi (retributivo, misto e contributivo).

 

LE DONNE E LE NUOVE FINESTRE

Si tratta a tutti gli effetti di un aumento dell’età di pensionamento che avrà impatto soprattutto sulle donne.

La normativa vigente prevedeva delle finestre di uscita “fisse”, quattro per vecchiaia e due per anzianità, a partire dalla data di maturazione del diritto. Ad esempio, un dipendente privato che avesse maturato il diritto alla vecchiaia nel gennaio 2011 sarebbe uscito nel luglio 2011, mentre ora deve aspettare il febbraio 2012; se avesse maturato il diritto nel febbraio 2011, deve aspettare il marzo 2012 invece del luglio 2011. Lo scorrimento della finestra comporta mesi di attesa aggiuntivi per vecchiaia, per i dipendenti, che variano dai sette ai nove mesi (per gli autonomi dai dieci ai dodici mesi). In media quindi ritardi di sei-sette mesi per i dipendenti, ritardi più lunghi per gli autonomi.

Per quel che riguarda l’anzianità, gli effetti sono meno marcati in quanto l’attesa era comunque di circa sei mesi: un dipendente che avesse maturato il diritto tra il gennaio 2011 e il giugno 2011 poteva uscire solo nel gennaio 2012, mentre ora uscirà in uno dei mesi compresi tra il febbraio 2012 e il giugno 2012. L’attesa media è prolungata di circa tre mesi.

I risparmi sono stimati a circa un miliardo di euro per anno (1,2  miliardi di euro), di cui una buona parte è dovuto al posticipo delle pensioni di vecchiaia per i dipendenti privati. Èuna aumento dell’età di pensionamento che avrà impatto soprattutto sulle donne, perché in genere sono loro a uscire dal lavoro con trattamenti di vecchiaia. Infatti, per loro è più difficile aver completato l’anzianità contributiva necessaria a raggiungere i requisiti per anzianità. Da notare che anche coloro che potevano pensionarsi ad età inferiori a quelle della normativa grazie ai famosi 40 anni di contributi saranno ora costretti ad aspettare in media sei-sette mesi o anche un intero anno.

 

EFFETTO ANNUNCIO

La Ragioneria generale dello Stato stima che i risparmi di spesa ci saranno fino a tutto il 2045,  anche alla luce degli accresciuti livelli delle pensioni che risulteranno dal graduale aumento della quota contributiva. Infatti, i contributi aggiuntivi ottenuti dal posticipo del pensionamento andranno ad aumentare il montante e quindi l’ammontare della prestazione pensionistica. Ovviamente, i risparmi andranno ad assottigliarsi gradualmente nel tempo perché la quota contributiva diventa sempre più rilevante. Il governo si attende quindi che le restrizioni alle uscite saranno efficaci per garantire tali risparmi.

Che una aumento dell’età pensionabile fosse necessario è stato sostenuto da più parti e in più occasioni, perché di questo si tratta nella sostanza. Ci si chiede perché si debba operare in “regime di emergenza” con provvedimenti ad hoc, che normalmente sono iniqui perché toccano solo i pensionati di alcune coorti (dal 2011 in poi), quando si sarebbe potuto applicare un anticipo del contributivo, in maniera equa, già agli inizi degli anni Duemila.

Il rischio è come sempre "l’effetto annuncio" che tende a vanificare buona parte dei risparmi, come già avvenuto nel 1992 e nel 1995. Il grafico qui sotto mostra come ci siano impennate nel numero delle uscite per pensionamento nei periodi precedenti le riforme. In questo caso, l’effetto congiunto del ritardo delle finestre e della rateizzazione del Tfr saranno un forte incentivo a “scappare” appena possibile.

 

(*) Il grafico, risultato di elaborazioni Frdb e Cerp su dati Laboratorio R. Revelli.- Inps, ci permette di seguire l'andamento nel corso degli anni del numero di lavoratori (di età compresa tra i 45 e i 67 anni) che hanno scelto di andare in pensione. Sull'asse verticale troviamo il numero di nuovi pensionati, su quello orizzontale gli anni dal 1985 al 1998, mentre le righe verticali indicano le tre riforme in sequenza, Amato (dicembre 1992), Dini (agosto1995) e Prodi (dicembre 1997). L'effetto annuncio può essere riconosciuto nei tre picchi che contraddistinguono il grafico: nell'anno della riforma, o in quello immediatamente precedente, il numero di lavoratori che hanno optato per il pensionamento ha superato abbondantemente il numero di 250mila, raggiungendo un picco assoluto nel 1992, con quasi 350mila.