"Allievi stranieri, tetto impossibile"

Comune e Regione contro il ministro Gelmini e lo stop al 30%: "Ignora la realtà"

Maria Teresa Martinengo, La Stampa 10.1.2010

TORINO
Il giorno dopo l’annuncio del tetto del 30% di alunni stranieri nelle scuole di ogni ordine e grado a partire dal prossimo anno scolastico, Comune e Regione, le istituzioni che potrebbero essere più direttamente toccate dalle iniziative del ministro Gelmini, respingono la palla al mittente. «Demagogia, un’assurdità, un piano impossibile da mettere in pratica», dice l’assessore alle Risorse educative della Città Beppe Borgogno. E Gianna Pentenero, assessore regionale all’Istruzione: «Nei comuni dove la scuola è una, ha un’unica sezione e gli stranieri sono il 60-70%, ci penserà il ministro a spostarli?».

Anche se a leggere in www.istruzione.it la nota indirizzata alle scuole si ha l’impressione che non molto debba cambiare, l’idea fa discutere, soprattutto quando ci si confronta con la realtà dei bambini immigrati, con la vita e la mobilità delle famiglie e con le risorse degli enti locali su cui graverebbero nuovi costi.

Intanto, la realtà. In una delle elementari a più alta concentrazione di alunni di origine non italiana, la Lessona, dove la media è del 63% «solo il 10% è non parlante l’italiano, un dato che si ripete un po’ ovunque», dice la dirigente Giulia Guglielmini. «Nella mia scuola di via Fiochetto, però, gli alunni italo-stranieri sono l’85%. Se dovessi sospendere le iscrizioni al 30%, o oltre, dovrei sapere dove indirizzare le famiglie di zona, ma le scuole limitrofe non se la passano meglio. Dovrebbe esserci uno scambio con altri quartieri...». Difficile immaginare un via vai Crocetta/Porta Palazzo per riequilibrare i numeri. E senza scambio il problema, alle condizioni attuali, appare irrisolvibile.

Il perché lo puntualizza un poco conciliante assessore Borgogno: «Le scuole torinesi sono al completo e oltre, dal momento che con i tagli all’organico le classi sono sempre più affollate. La Gelmini chiarisca cosa vuole: da quanto ha dichiarato si ritorna solo alla poco realistica logica dei bambini “deportati” da una parte all’altra della città, mentre il ministero dovrebbe investire in offerta didattica e pedagogica, dare risorse economiche alle scuole. Sempre che si consideri la scuola fondamentale per la crescita dei cittadini». Borgogno e Pentenero concordano: «Noi sul sostegno linguistico siamo già molto impegnati, siamo tra le realtà italiane che fanno di più e non potremmo andare oltre, come sembra chiedere il Miur. Che le indicazioni del ministro, poi, valgano già per il 2010/11, con i tagli previsti e le iscrizioni che chiudono in febbraio, oltre che alla demagogia fanno pensare a qualcuno che ignora come funziona la scuola».

Una proposta, e proprio in vista delle iscrizioni di fine febbraio, arriva da Agostino Ghiglia, vice coordinatore regionale vicario Pdl, che ricorda come sia partita proprio da Torino la richiesta di un tetto al numero di stranieri per classe. «Serve l’introduzione di un test - dice Ghiglia - fin dal momento dell’iscrizione: per verificare l’effettivo apprendimento della lingua italiana e le eventuali lacune da colmare, per far partire tutti dallo stesso livello. Il compito della scuola, poi, è di formare nuovi italiani e non si capisce come sia possibile farlo in classi formate al 100% o quasi da figli di stranieri».

Ghiglia è convinto che «si agirà con buon senso, tenendo conto dell’autonomia scolastica. Prima di tutto, però, serve un monitoraggio serio per capire come sia effettivamente formata la popolazione scolastica e di cosa abbia bisogno. Probabilmente alla fine si scoprirebbe che per risolvere le situazioni-ghetto non sarebbero necessari enormi investimenti, forse si tratta di aprire poche nuove sedi. Si dovrebbe costituire un gruppo di lavoro. E se poi si dovesse rimandare la riorganizzazione di un anno, ma facendo le cose bene, non credo sarebbe una tragedia».