I teneri turbamenti Pasquale Almirante, AetnaNet 26.1.2010 Una dichiarazione tenera quella che la ministra della istruzione, Gelmini, ha rilasciato al settimanale Chi: “Ogni sera penso al parto e non sono tranquilla.” E dico “tenera” senza retorica e senza ironia perché è un pensiero sentito pronunciare da tante mamme in trepidazione per il mistero più importante della vita e per la nuova creatura che verrà al mondo. E’ difficile riuscire a immaginare infatti ciò che passa nella mente di una donna quando deve partorire. A parte i dolori, le ansie per la salute del nascituro, le difficoltà dell’avvenimento e pure per le incognite a esso legate, perché sempre di un trauma si tratta, c’è una poesia dolcissima nella nascita in sé, nel mettere al mondo un essere umano, nel continuare un miracolo antichissimo della Natura che poi si confonde con l’umanità intera e con tutti gli esseri creati che per continuare la specie devono attraversare questo passaggio bellissimo, straordinario ma pure rischioso. Una dichiarazione quindi che ci restituisce il lato umano, femminile, materno della ministra e non più istituzionale, arcigno, severo, intransigente; del politico che deve fare i conti coi colleghi più volponi, con la quadratura del bilancio, coi funzionari e pure con oltre 750 mila addetti nel settore della istruzione. E proprio qui vorrei che il discorso cada, su quegli oltre 200 mila precari in attesa di giudizio e su quegli altri quest’anno licenziati e su quegli altri ancora che perderanno la cattedra quando la riforma della secondaria superiore entrerà in vigore. Su tutte quelle mamme che compongono i numeri terribili della mancanza di lavoro, diciamo sulla metà di tutti i licenziati dalla scuola: che ne sarà dei loro figli? E non solo: ma se la sentiranno di mettere al mondo un bambino il cui futuro già parte condizionato dalla mancanza di un reddito sicuro? Una maestra, è notizia di ieri, si è data ai film hard perché la scuola non le dava più sicurezza: e chi non ha queste virtù, né morali né fisiche? E chi sa fare solo l’insegnante o il bidello o l’applicato di segreteria? E chi da decenni ha pulito la scuola, ricavandone il minimo per tirare avanti e per permettersi un figlio seppure nella difficoltà finanziaria, e che poi si vede buttato fuori perché il ministero così ha deciso a proposito di appalti? Ma non solo, come si fa a dire a tante mamme che lavorano nella istruzione che la scuola non è un ammortizzatore sociale? Tranne che le maternità siano differenti a seconda di chi partorisce e che le paure e le inquietudini appartengono solo a chi può permetterselo, e non solo per il reddito ma anche per la posizione, l’evidenza, la visibilità. Per questo se da un lato tifo sinceramente per la serenità della ministra Gelmini, per l’altro tifo di più per la serenità economica delle mie colleghe ancora senza cattedra o già licenziate o in attesa di esserlo o precarie-precarie. Quante di queste desiderano un figlio e non lo fanno per un’altra paura, oltre a quella del parto: la paura di non potere dare tutto ciò che tutti i bambini del mondo hanno il diritto di avere, a parte l’amore grande e indicibile della mamma. |