La situazione della scuola in Trentino
5.1.2010 Nella nuova bozza di parere sullo schema di regolamento degli Istituti Professionali di Stato predisposta da Valentina Aprea per l'approvazione da parte della Camera dei Deputati, presentata alla VII Commissione in data 17/12/2009, risulta inserito un nuovo comma appositamente predisposto per consentire alla Provincia Autonoma di Trento l'attivazione di un corso annuale finalizzato al conseguimento del Diploma di Stato da parte degli studenti della Formazione Professionale Provinciale. Non si capisce perché in un regolamento relativo ad un indirizzo di studi STATALE risulti “necessario”, così è scritto nella proposta Aprea, inserire un dispositivo a favore della Formazione Professionale Provinciale. Va ricordato che la Provincia di Trento, così come le Regioni in Italia, ha in base all’Art.117 della Costituzione Italiana, competenza primaria in materia di Formazione Professionale e competenza secondaria in materia di Istruzione. Nonostante il limite costituzionale a deliberare sulle norme generali di istruzione, la Giunta Provinciale di Trento nel giorno 11 settembre 2009 ha deliberato la soppressione degli Istituti Professionali di Stato (delibera 2220). Si è pertanto costituita una rete di docenti che, nel giro di pochi giorni, è riuscita a presentare un ricorso al TAR. Il ricorso è stato presentato da 150 docenti, non solo di Istituti Professionali, perché purtroppo le conseguenze di questa delibera, palesemente ingiusta dal punto di vista sociale e illegittima, si avranno nei confronti di tutto il corpo docente degli Istituti di Istruzione Secondaria. I Centri di Formazione Professionale Provinciale verso i quali la nostra utenza dovrebbe confluire sono infatti Enti di Personalità giuridica privata che operano in regime di convenzione con la Provincia di Trento; al momento non hanno ancora ottenuto il riconoscimento della parità, richiesta peraltro quest’estate su sollecitazione della Provincia che evidentemente aveva già maturato il progetto di soppressione degli IPC Statali. I docenti che lavorano nei Centri di Formazione Professionale sono stati assunti “su chiamata”, e non dopo il superamento di un concorso pubblico per titoli ed esami, come noi docenti dell’istruzione di Stato; non tutti sono laureati e pochissimi sono abilitati all’insegnamento. I docenti dell’istruzione di Stato non hanno pertanto diritto di accedere ai posti di lavoro che verranno a crearsi in seguito alla confluenza degli Istituti Professionali di Stato nei Centri di Formazione Professionale Provinciale. I docenti precari risultano pertanto completamente eliminati, ma anche molti docenti di ruolo da tanti anni saranno riconvertiti o destinati ad altri incarichi. Ora, siccome alcuni Istituti Professionali operano nell’ambito di Istituti di Istruzione complessi con più indirizzi, e con graduatorie interne uniche, è evidente che la perdita del posto di lavoro non riguarderà soltanto i docenti degli indirizzi professionali di Stato, ma anche altri. Questi i danni quindi per il personale docente e ovviamente anche ATA. Enormi sono comunque anche i danni nei confronti dell’utenza, che sarà costretta a frequentare percorsi triennali offerti dai Centri di Formazione Professionale privati; percorsi diversi, con profili in uscita più bassi di quelli previsti dall’istruzione professionale di Stato; il biennio post qualifica sarà poi seguito purtroppo a tappe con corsi annuali spesso erogati in maniera accentrata, quindi con disagi per gli studenti delle sedi periferiche; per il momento inoltre risulta attivato solo il corso relativo al quarto anno; la previsione di un apposito corso annuale propedeutico agli Esami di Stato è stata introdotta proprio nella proposta di parere relativo allo schema di regolamento 134 modificato e presentato da Valentina Aprea il 17 dicembre u.s. Si presenta pertanto un impoverimento dell’offerta formativa nei confronti dell’utenza. Numerose sono state le iniziative di contrasto nei confronti di questa Riforma, da parte del personale docente, di studenti e delle famiglie; in pratica pressoché inesistenti quelle da parte sindacale. Numerose pertanto in questi mesi sono state le revoche delle deleghe per le trattenute sindacali da parte dei docenti che hanno messo in atto iniziative di autotutela, compreso il ricorso al TAR. Migliaia le firme raccolte da docenti e genitori contro la soppressione degli Istituti Professionali. Purtroppo non possiamo fissare l’udienza per il ricorso in quanto la delibera definitiva non è stata ancora emessa, in attesa dell’approvazione della riforma a livello nazionale (questo perché ovviamente la Provincia di Trento non ha competenza primaria a legiferare in materia di istruzione e deve, o meglio, dovrebbe adeguarsi alla normativa nazionale). E' quindi ragionevole preoccuparsi per i possibili effetti di quest’esperienza trentina sul panorama legislativo scolastico nazionale. Proprio oggi l’Assessore all’Istruzione Dalmaso ha su un quotidiano locale dichiarato che una simile esperienza innovativa può fare da apripista nel resto d’Italia; sempre oggi è stato diffuso un Comunicato Stampa con il quale si rende noto un incontro a Roma nella seconda metà di gennaio riguardante la specifica esperienza della scuola trentina. (in allegato). Ci sono alcune Associazioni di presunti docenti (saranno anche docenti, ma non di Istituti Statali) che fanno forti pressioni per lodare l’esperienza trentina. Alcune Associazioni sono ascoltate nelle Audizioni in VII commissione…….ATTENZIONE perché sembra che siano davvero portatori di interessi corporativi, ma non come si pensa di noi docenti della scuola pubblica.
Stefania Squassoni
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