SCUOLA

Aprea: dal Consiglio di Stato sì alla riforma, ora serve una legge sui licei

Intervista a  Valentina Aprea, il Sussidiario 19.1.2010

Dopo il parere positivo pronunciato dal Consiglio di Stato sulla riforma Gelmini l’on. Valentina Aprea guarda al futuro dei licei e annuncia ulteriori cambiamenti nell’assetto del sistema scolastico nazionale.

Onorevole Aprea, il Consiglio di Stato ha espresso il proprio parere in termini positivi sulla riforma dei licei. Qual è stata la Sua reazione?

Grande soddisfazione per il parere positivo del Consiglio di Stato sui regolamenti del riordino dei licei e degli istituti tecnici e professionali. Questa notizia rappresenta un “disco verde” rispetto all’approvazione della riforma e alla sua prima applicazione che, come è noto, è prevista per il prossimo anno scolastico.

Quali sono stati gli scogli più rischiosi da superare nell’ottenimento del parere positivo del Consiglio di Stato?

I rilievi che nelle premesse sono stati mossi dal Consiglio di Stato riguardavano la parte della riforma che ha a che fare con i modelli organizzativi, precisamente il caso dei “tre regolamenti” ovvero la questione dei dipartimenti, il comitato tecnico scientifico e i comitati nazionali. Secondo un’interpretazione del Consiglio di Stato intervenire in questi ambiti avrebbe comportato un forte eccesso di delega, perché si tratta di punti che riguardano maggiormente il riordino degli organi collegiali. Certamente una legge in tal direzione va fatta. A questo proposito noi della Commissione cultura ci siamo mossi per tempo proprio esaminando una mia proposta di legge, cui sono state abbinate altre di diversi colleghi e differenti gruppi politici. Tutti appartenenti alla Commissione cultura. Se vogliamo una scuola moderna, realmente autonoma, dobbiamo creare degli organi di governo che siano maggiormente idonei a questo tipo di organizzazione. Quindi un accordo su questi punti si rivela essenziale.

Come ne è uscito il ministero nei confronti del Consiglio di Stato?

Il ministero ha fatto bene a sottolineare, rispondendo precedentemente all’emissione dei pareri del Consiglio di Stato, come questi modelli organizzativi siano funzionali ai nuovi ordinamenti. Noi non potremmo prevedere la flessibilità, l’autonomia, la personalizzazione, che ormai sono entrati nella gestione della scuola e garantiscono molto più di prima il successo formativo, senza andare a modificare anche l’organizzazione delle scuole e in modo particolare senza dichiarare il superamento definitivo dell’autoreferenzialità. Tanto le scuole devono cambiare i piani di studio e trasformare i quadri orari quanto sono tenute a raccordarsi con il territorio, con il mondo delle imprese e con tutto quello che è la vera domanda formativa ed educativa. Personalmente sono totalmente in linea con i chiarimenti che ha fornito il ministero e spero, anzi ne sono sicura, che noi che andremo domani a votare rafforzeremo con un parere positivo questi modelli organizzativi. Ovviamente ci impegniamo proprio a partire dai rilievi del Consiglio di Stato per riprendere il capitolo della legge degli organi di governo.

L’altro rilievo che è stato mosso dal Consiglio di Stato riguarda un eccesso di delega che avrebbe caratterizzato la riforma dei licei.

Anche qui bene ha fatto il ministero a dire che la riforma dei licei era già legge. Prima con il ministro Moratti e poi con il ministro Fioroni. Le modifiche che sono subentrate al decreto 226 (Moratti) relativo alla scuola superiore riguardavano, come ben si sa, solo il Liceo tecnologico ed economico. Nulla era stato detto sugli altri licei. Quindi è stato giusto riconsiderare, con la legge Gelmini e l’articolo 64 della legge 163, anche il coinvolgimento di questi ultimi. Era necessario riformulare il tutto sulla base dei nuovi obiettivi di razionalizzazione dei percorsi, prevedere un unico avvio per tutti e tre gli ordini delle scuole. A questo proposito il parere positivo espresso dal Consiglio di Stato si è rivelato cruciale. Mercoledì voteremo in Commissione cultura i pareri definitivi con le condizioni concordate con i gruppi politici, soprattutto della maggioranza. Ma anche le osservazioni dell’opposizione si sono rilevate utilissime così come le numerose audizioni che abbiamo effettuato nei mesi prima del pronunciamento del Consiglio di Stato. Credo tutto sommato che verrà fuori un bel lavoro.

Si parla di una massiccia campagna di informazione nei confronti di scuole e famiglie. Come si articolerà?

È già tutto pronto per far partire la campagna che però comincerà non appena il ministro Gelmini riporterà al Consiglio dei Ministri i regolamenti, ovviamente con le modifiche apportate dalle commissioni parlamentari, dalla Conferenza Stato Regioni e dal Consiglio di Stato. Quindi, definito tutto questo, i regolamenti a quel punto saranno legge e, in attesa della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale si potrà cominciare a fare orientamento per le scuole con modalità che il Ministero ha studiato da tempo. In secondo luogo saranno massicciamente interessati i mezzi di informazione, i giornali, le televisioni. E poi facciamo naturalmente affidamento sulle provincie, sulle regioni e sulle direzioni scolastiche regionali scolastiche. Ricordo che la riforma partirà solo per il primo anno scolastico

Qualche giornale oggi sollevava dei dubbi sull’effettiva data dei termini di iscrizione per le secondarie. C’è addirittura chi sostiene che verrà spostata al 30 aprile. Che cosa ci dice in proposito?

Tutta fantasia. Posso assicurare che il tutto verrà approntato entro la fine di marzo, come ha stabilito il ministro Gelmini. D’altra parte è l’ultima data possibile perché poi dovremo garantire l’inizio dell’anno scolastico e quindi lavorare su tutti i movimenti legati alla gestione della riforma.

Come vede la prospettiva auspicata nel comunicato del ministero per la quale i nuovi licei tecnici godranno di una maggiore sinergia con il mondo del lavoro?

Credo fermamente nella possibilità che tutte le forme di flessibilità e di autonomia in capo alla scuola possano trovare una ragione e un fondamento nelle esigenze del territorio nei comitati tecnico-scientifici che saranno paritetici e quindi composti per metà da docenti e per metà da soggetti esterni. Il ruolo di tali comitati sarà quello di segnalare curvature sempre più idonee per legare la scuola al territorio. L’identità di ogni scuola sarà costruita non più in modo verticistico, centralistico e omologante, ma attraverso il radicamento sul territorio e con raccordi che si potranno realizzare con molti altri soggetti. Questo significa che si creeranno veri e propri distretti in ambito educativo e formativo.