immigrati in classe

Tetto per gli stranieri, le scuole aprono
Il Pd: norma antidemocratica

Le scuole dovranno fare i conti con nuovi tagli
I presidi: 'Il rischio è dover chiedere soldi alle famiglie'

 Il Corriere di Bologna, 12.1.2010

«Lo spirito di creare integrazione e rispondere all’esigenza di alfabetizzazione degli studenti stranieri è condivisibile». Sul tetto agli alunni stranieri deciso dal ministro Gelmini, interviene la presidente di Asabo (associazione delle scuole autonome di Bologna) Maria Luisa Quintabà, preside dell’istituto Mattei di S.Lazzaro. Che aggiunge: «E qui a Bologna è una cosa nei fatti già applicata». Il problema però, continua, è «vedere se sul territorio ci sono scuole vicine dove si possono travasare gli studenti o, in alternativa, se si può allestire un servizio di trasporto pubblico».

PD - Continua a dirsi fortemente contrario alla nuova direttiva, invece, il Pd. E Francesca Puglisi, consigliere Pd e membro della segreteria nazionale di Pier Luigi Bersani, critica le dichiarazioni di Quintabà. Per Puglisi, «non c'è nulla di più distante dalla nostra cultura democratica» che la circolare Gelmini. In particolare, sull'idea del ministro di allestire degli scuolabus per portare i ragazzini stranieri nella scuola che li può accogliere, «il Pd non può accettare - aggiunge - pullmini per travasare, o meglio deportare, i bambini immigrati da un quartiere all'altro della città».

TAGLI - Intanto, per le scuole bolognesi si profilano nuovi problemi di cassa. Con una circolare di fine dicembre, infatti, il Miur ha comunicato agli istituti la modifica delle regole per la gestione contabile delle finanze in ogni scuola. Due le novità principali: da un lato, una maggiore autonomia di spesa e di reperimento fondi da parte delle scuole; dall’altro lato, l’ennesimo taglio delle risorse. Nessun riferimento chiaro, invece, alla possibile estinzione dei 14 milioni di euro di debito accumulato dal ministero nei confronti delle scuole bolognesi, che hanno anticipato nel 2006 e nel 2008 il pagamento degli stipendi dei supplenti finendo per non avere risorse da utilizzare per l’attività ordinaria. «Viviamo in una continua incertezza normativa, soprattutto sui bilanci scolastici», denuncia Aurelio Alaimo, presidente delle Aldrovandi-Rubbiani. Il rischio - è ancora la Quintabà a parlare - è che le scuole debbano chiedere sempre maggiori contributi alle famiglie per colmare i buchi ministeriali.