La scuola di destra

Pasquale Almirante La Sicilia, 17.1.2010

Quando Berlusconi disse che la scuola è uno dei poteri forti della sinistra, ci scherzammo, valutando poco però quel barlume di attendibilità che in epoca Gelmini è diventato chiaro. In quel tempo la scuola risentiva ancora della teorizzazione culturale del "68 e delle denunce di don Milani e a cui seguirono i decreti delegati, l'assemblearismo e la gestione partecipata della scuola, fino alla autonomia. La sinistra regolava i battiti culturali della scuola, indicava percorsi didattici e formativi, proponeva modelli educativi, puntando sul diritto alla studio e alla pari opportunità col riscatto sociale.

Non un potere forte della sinistra ma una istituzione su cui essa riusciva a dare risposte coerenti, importanti e innovative, il cui culmine fu la riforma della secondaria superiore di Berlinguer che però venne stravolta dalla Moratti. E' da quel momento che la sinistra non è riuscita più a dare input culturali, mentre la destra con linguaggio populistico a effetto ha recuperato schemi educativi superati e smantellato l'esistente, a cominciare dai giudizi, dal voto in condotta, dal maestro unico, dall'ammissione agli esami di stato, per passare ai maggiori poteri dati ai presidi, al licenziamento dei precari e per finire alla riforma della secondaria superiore, compreso lo specioso dibattito sul crocefisso o sul grembiulino o sulle quote del 30% di migranti in classe.