Gli autori della rovina della scuola media

  di Vincenzo Cicala da Napoli.com, 2.2.2010

Negli anni sessanta conseguire con merito un diploma di scuola media di 2° significava iscriversi ai quadri intermedi, possedere un lavoro ed una dignità sociale. Investire nella scuola era conveniente per lo stato e per la famiglia.

Oggi due fenomeni, convergenti verso il degrado, tolgono ai giovani la speranza dell’avvenire ed alla nazione quella di riaversi dalla crisi economica ma, soprattutto, politica e di civiltà che marca in rosso questi anni: la dequalificazione della scuola e l’immobilità della scala sociale.

Il dato dell’analfabetismo di ritorno sommato a quello strumentale segna indici negativi superiori a quelli della seconda metà degli anni quaranta dell’immediato dopoguerra, è a dire che il 38% degli italiani non sa compilare i moduli di una domanda di impiego o interpretare le notizie riportate da un tabellone elettronico in un aereoporto od in una stazione ferroviaria. L’altro lunedì ventuno dicembre stavano placidamente seduti nel salotto di Porta a Porta e discutevano con pacatezza Angeletti, Giovanardi ed altri ricordando che, prima della guerra, non c’erano le pensioni e che, poi, ci furono anche le pensioni baby. Non c’era neanche il part-time ed un docente non poteva migrare – dalle elementari alle medie ed al liceo, dal professionale al classico senza un’abilitazione specifica.

Le pensioni baby consentirono ai liberi professionisti ed alle signore dellla borghesia agiata di percepire un tantum di pensione rivalutabile negli anni ed una liquidazione, lasciare il lavoro e godere delle previdenze di pensionato INPDAP. Il danno maggiore lo subirono gli istituti tecnici e professionali privati di forze giovani e capaci. In quella circostanza si arrivò ad attribuire l’insegnamento di tecnica a non laureati. Ma il danno maggiore venne dal part-time. Quel mezzo orario bisognava coordinarlo con gli orari delle udienze ,con gli impegni per incarichi tecnici pubblici ecc…Rimane chiaro che il professionista aggiungeva tutte le agevolazioni che il ministro Brunetta sta meritatamente contrastando. Quello che rimaneva dell’orario veniva elargito agli alunni. In questi casi l’impiego a scuola veniva considerato come una cifra minima sicura per il reddito mensile. L’apertura dei ruoli della media superiore alla scuola dell’obbligo ha danneggiato,invece, soprattutto i licei. Docenti con nessuna pratica didattica di lettere classiche, senza neanche corsi di aggiornamento, sono stati affiancati a maestri di lettere classiche e moderne che nulla, ma proprio nulla, avevano da invidiare a docenti universitari. Da questi li separava la capacità di intrattenere con gli allievi un dialogo educativo vivace e costruttivo. Quanti certamen vinti nel passato tra Aversa, S. Maria Capua Vetere ecc…

La crisi della scuola nasce nell’ordinario. La qualità è determinata da quella dell’orario quotidiano di svolgimento delle lezioni ed, essendo la scuola un organismo complesso, dalla correttezza e dall’oculatezza dell’amministrazione. Lo stesso D.S. fa parte del personale amministrativo, come il dirigente amministrativo, il personale di segreteria ed i collaboratori scolastici. Non vi è un corso specifico di preparazione per l’accesso ai ruoli amministrativi, importanti e di supporto all’azione didattica. Quando per disgrazia bisogna sostituire un dirigente amministrativo,può capitare un neolaureato che di capitoli di spesa e di attribuzione di specifiche mansioni – per la contabilità, per il personale, per la didattica- non ha mai saputo niente. Neanche i collaboratori scolastici sono ammessi nei ruoli dopo una preventiva preparazione e tirocinio. Eppure le responsabilità di vigilanza negli spazi comuni – ingresso, corridoi ecc…- sono proprio degli ex bidelli e vengono chiamati collaboratori alla didattica perché hanno funzione vicaria del docente costretto –per necessità fisiologiche ad allontanarsi dall’aula. L’impreparazione del personale non docente danneggia particolarmente di questi tempi . La scuola è assediata, dentro e soprattutto appena fuori dei cancelli, dagli spacciatori di droga,nonché da tutti coloro che offrono svaghi ed attività alternative rispetto alla mattinata scolastica e distribuiscono volantini per manifestazioni, per locali di danza e di spettacolo ecc…

All’interno dell’edificio, talora delle aule stesse, vi sono gruppetti che, dalla persecuzione dei deboli ( non solo alunni diversamente abili, ma anche in crisi di crescita ed anche docenti che amano non distinguere il proprio ruolo), passano ad atti vandalici e violenti. In realtà la disciplina dovrebbe precedere la stessa didattica,perché ne rende possibile l’esercizio. Come può provvedervi personale non specificamente preparato?. Questo problema non tocca solo scuole di periferia o di paese, ma anche le scuole dei quartieri bene. La Falcucci pensava a queste cose, all’ordinario,al necessario. La piazza l’assalì perché tre diversi fattori convergevano e si alleavano –almeno negli effetti deleteri - nella lotta contro la scuola pubblica : la partitocrazia, il laicismo, la privatizzazione.

Avere gli studenti in piazza, occupare le scuole non è stata una manifestazione di popolo per un miglioramento del servizio. La scuola è, invece, peggiorata molto, gli studenti hanno capito che la politica andava divenendo utilità di parte e non interpretazione delle urgenze e servizio al popolo. Contenuti e competenze si sono impoveriti. Il laicismo ha lottato per una scuola agnostica ed in questo ha combattuto per quella élite laicista che ha sempre fatto lotta di punta ed ha taciuto sulle vere necessità del popolo – il contrario di Togliatti che combatteva per l’aggregazione e la soddisfazione dei bisogni della gente. La privatizzazione per un verso ha creato tanti affaristici attivatori di diplomifici, dall’altra ha creato scuole dove l’insegnamento viene impartito con giusta severità e continuità, scuole che, per il loro costo, non sono popolari ed aspirano a fornire i dirigenti del domani. In questi tempi, dai partiti a Confindustria, tutti pensano che l’Italia possa riprendersi e riqualificarsi investendo sulla scuola.

E’ sperabile che non facciano grandiosi progetti, sanguinose dispute e nascosti compromessi, ma badino a disciplinare, in maniera fruttuosa, l’ordinario, a fornire adeguati ed aggiornati mezzi didattici ed a pretendere che essi siano adoperati con sapienza e custoditi con cura. Un esempio di quello che è utile lo ha certamente dato il ministro Brunetta. Speriamo che riesca a rendere normali ed abituali i controlli del lavoro, ma a non toccare, anzi a migliorare gli stipendi.