Quella circolare demagogica
(e non sempre applicabile) della Gelmini

di Chiara Scattone da Periodico Italiano, 29.1.2010

Un tetto massimo del 30% in ogni classe per i bambini stranieri che frequentano le scuole italiane. Stranieri nel senso di privi della cittadinanza italiana, il che coinvolge e include tutti quei bimbi nati, in Italia, da genitori che non hanno la cittadinanza per via delle normative attualmente in vigore. Le nostre classi, dalle materne ai licei, dovranno dunque resuscitare e garantire una sorta di ‘italianità’ che fa rabbrividire, che fa tornare indietro la memoria ai periodi più bui della nostra storia. Il ministro Gelmini, però, è stato chiaro nella sua circolare. E regioni come la Lombardia si sono fatte portavoci della nuova politica educativa. Anzi, proprio in Lombardia, il direttore generale scolastico, Giuseppe Colosio, ha optato per una reinterpretazione ancor più restrittiva della circolare ministeriale, stabilendo che “deroghe in aumento o in diminuzione rispetto al limite stabilito potranno essere autorizzate dall’ufficio scrivente in casi eccezionali, debitamente documentati”. Limitando, o per meglio dire, incaricandosi di decidere autonomamente e personalmente delle possibili deroghe al limite massimo del 30%, contrariamente a quanto previsto dalla circolare ministeriale, che garantiva l’innalzamento della percentuale “in presenza di adeguate competenze linguistiche”.

Il caso lombardo non è il solo. Anche la città di Roma ha preso decisioni in autonomia, cogliendo al balzo la ‘palla’ lanciata dal ministro: nelle scuole dell’infanzia (che non dipendono, peraltro, dal Ministero, bensì dal Comune) potranno convivere solo 5 bambini stranieri per classe, possibilmente dello stesso gruppo linguistico. Il ministro sembra scartare l’ipotesi di una circolare correttiva alla precedente, che tra l’altro prevedeva anche l’accompagnamento e il sostegno dell’iniziativa con un aiuto economico di 20 milioni di euro. La Gelmini l’aveva promesso nella sua intervista televisiva del 10 gennaio. Ma si sa: la televisione fa fare promesse che poi difficilmente si riescono a mantenere nella vita di tutti i giorni, quando i telespettatori votanti non sono lì con gli occhi puntati e le speranze vive di un miglioramento della propria condizione sociale. La televisione illude e le parole del ministro sembrano un mero ‘spot’ elettorale, più che dimostrare la reale conoscenza della situazione della scuola italiana. Non è la prima volta che la Gelmini dimostra di essere ‘al di fuori’ della condizione didattica nazionale, prendendo decisioni, varando riforme o inviando circolari che non sono esattamente ‘in linea’ con le concrete esigenze delle famiglie e degli studenti.

Per fortuna, l’Italia è fatta anche di altre realtà, come ad esempio quella bolognese, in cui Comune e Provincia hanno detto un chiaro ‘no’ alla circolare, garantendo alle scuole la libertà di comporre classi dove i bambini nati da genitori stranieri possano essere ben più del 30%. La decisione presa a Bologna è semplice: la realtà della ‘bassa’ padana comprende scuole in cui la maggioranza degli iscritti sono bambini ‘stranieri’, istituti che chiuderebbero se dovessero seguire alla lettera le indicazioni ministeriali, creando un rilevante danno alla comunità di appartenenza e all’intera società. Inoltre, vi è un ulteriore dato oggettivo: i bambini nelle scuole dell’infanzia imparano più velocemente la lingua italiana, potendo divenire poi mediatori con gli adulti: perché dunque privarsi di questa possibilità? Semplicemente, perché ancora non riusciamo a comprendere che gli stranieri, gli immigrati, possono essere una fonte di conoscenza e di crescita per l’intera società e non un pericolo del nostro status quo.