INTERVISTA

Giuliano Cazzola "Vogliamo solo
cancellare un inutile limbo

Il relatore: "Piuttosto portino le Medie a 5 anni.
A sinistra pensano che il lavoro sia dannazione"

A. Barbera, La Stampa 22.1.2010

ROMA
«Trent’anni fa, quando stavo nella Cgil, ero favorevole ad alzare l’obbligo scolastico. Anzi, le dirò di più: se la proposta di chi dice no a questo provvedimento fosse “alziamo l’obbligo della scuola media da tre a cinque anni” rispondo bene, bravi. Viceversa, difendere questo scampolo di biennio di istruzione obbligatoria è assurdo. Assurdo e peloso». Giuliano Cazzola è il relatore di maggioranza del disegno di legge delega che riduce di un anno la cosiddetta “istruzione obbligatoria” a favore dell’apprendistato. Amico di sempre di Maurizio Sacconi e Renato Brunetta, è stato esponente dell’ala socialista della Cgil. Poi, pur di rifiutare l’abbraccio con gli eredi del Pci ha scelto il centro-destra. Bolognese di origine e di eloquio, per essere chiaro spesso parla per paradossi.

Cazzola, la sostanza è quella che denuncia l’opposizione: abbassate la durata dell’obbligo scolastico.

«Balle. Aboliamo un anno di limbo per chi, terminati i tre anni di scuola media, in molti casi resta a spasso per altri due nella speranza che i centri regionali di formazione gli insegnino qualcosa. Stiamo parlando di ragazzi che non sceglierebbero comunque di proseguire gli studi nei licei o nelle scuole tecniche, e che in quel biennio non raggiungono nessun titolo, neppure quello di tornitore. Non capisco cosa ci sia di scandaloso nell’istruirsi lavorando».

Perché allora tanta polemica?

«Perché a sinistra c’è un pregiudizio, in alcuni casi in malafede. L’incontro con la cultura cattolica ha prodotto in loro la convinzione ideale che lavorare è una dannazione. L’uomo stava in paradiso, mangiava i frutti della natura, poi sono arrivati il peccato originario e la condanna a campare con il sudore della fronte sfruttati dal padrone».

La sua è la tipica acrimonia dell’ex. Stiamo ai fatti.

«I fatti sono che il biennio di formazione successivo alle medie è un parcheggio. E che la nostra proposta ricalca una soluzione già sperimentata con successo nella Provincia autonoma di Bolzano».

Cosa intende dire per contrarietà «pelose» al provvedimento?

«È notorio che c’è chi campa di formazione professionale. Lo fanno le Acli con l’Enaip, e lo fa la Cisl, anche se devo dire che sulla riforma si stanno mostrando meno rigidi delle altre organizzazioni interessate. Da parte della Cgil invece non c’è nessun interesse nascosto: l’ente che si occupava di formazione professionale è stato chiuso molti anni fa oberato di debiti. Quello della Cgil è solo un atto di ostilità politica ed ideologica».

Volete dunque sottrarre il biennio di istruzione alle Regioni e a questi enti? Le Acli sostengono che grazie ad esso è diminuita la dispersione scolastica.

«Le Acli hanno ragione. Ma questo non basta. Il punto è che quei due anni spesso non si fanno, oppure sono troppi per un apprendistato e troppo pochi per un diploma».

La Cgil sostiene che di fatto si crea un contrasto con le attuali norme sull’obbligo scolastico. Non è così?

«L’apprendistato non è un anno di lavoro, bensì di formazione professionale. Non c’è nessun conflitto».

Intanto però le aziende avranno a disposizione un giovane lavoratore a costi bassissimi.

«L’apprendistato è un contratto che esiste da anni, regolato da norme precise e per il quale si pagano i contributi previdenziali. Non mi pare poco. Ricordo comunque che nel pacchetto lavoro in discussione alla Camera è prevista una possibile revisione del contratto di apprendistato. Siamo pronti a discuterne».

Sacconi ha fatto sapere che sono possibili dei «ritocchi» alla norma. Che cosa intendeva dire?

«È evidente che si può trovare un equilibrio fra le ore di formazione vera e propria e l’attività come apprendista. Inoltre il contratto di apprendistato può essere raccomandato, non necessariamente reso obbligatorio. Ma l’impianto del provvedimento non si tocca».Obama Il presidente degli Usa ha annunciato che chiederà lo stanziamento di altri 1,35 miliardi di dollari per «Race to the top». Il progetto, che rientra nella riforma scolastica americana, è rivolto agli studenti che appartengono ai ceti poveri e prevede l’istituzione di borse di studio sociali per poter frequentare scuole prestigiose.