Scuola

Tetto 30% sarà variabile,
difeso da Gelmini e Cei

Più alto se allievi stranieri hanno adeguata competenza italiano

  ApCOM, 10.1.2010

Roma, 10 gen. (Apcom) - La nota del Miur che impone per il prossimo anno lo sbarramento del 30% di alunni non italiani, riguardante in media meno del 5% degli istituti in prevalenza collocati al nord, e difesa oggi dal ministro Gelmini e dalla Cei, non è affatto perentoria o invalicabile: qualora gli allievi stranieri fossero in possesso di "una adeguata competenza della lingua italiana" il tetto potrebbe essere aumentato dal direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale.

La deroga al 30% potrebbe scattare, indica sempre il ministero dell'Istruzione, anche negli "stati di necessità provocati dall'oggettiva assenza di soluzioni alternative": quindi laddove non vi fossero alternative valide all'inserimento scolastico - ad esempio nelle zone isolate, montane o nelle isole - gli Usr potrebbero precedere ad un innalzamento della soglia massima.

Proprio su questi aspetti si è espresso oggi il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, durante la trasmissione "In Mezz'ora", sottolineando che "non c'è alcun problema logistico": dopo aver spiegato che lo sbarramento è stato "suggerito da quei dirigenti e docenti delle periferie delle città a diretto contatto con classi composte in prevalenza da immigrati", il responsabile del Miur ha voluto dare rassicurazioni sul fatto che a nessuno studente verrà negato il diritto allo studio.

"Con i tecnici del ministero - ha detto Gelmini - abbiamo studiato le zone italiane (in particolare del nord ndr) dove c'è una forte concentrazione di stranieri". Gli eccessi verranno ottimizzati attraverso più provvedimenti: "ne terremo conto durante il dimensionamento e attiveremo delle convenzioni con gli enti locali per favorire i loro spostamenti. Abbiamo inoltre studiato - ha continuato - la possibilità di spostare gli alunni non italiani in quartieri limitrofi".

Il ministro ha voluto anche specificare che oltre un alunno straniero su tre non rientra nel provvedimento poiché "il 37% sono nati in Italia" e quindi non necessita di essere differenziato; mentre ha confermato che il ministero ha intenzione di "potenziare l'alfabetizzazione degli alunni stranieri" più indietro "per migliorarne l'apprendimento della lingua" attraverso finanziamenti ad hoc.

Sul tema si è espressa anche la Cei, che attraverso un editoriale pubblicato oggi dal quotidiano 'Avvenire' promuove il tetto: "fino ad oggi - scrive il giornale della Conferenza episcopale - non era previsto un limite e nelle classi c'è una piccola babele che non giova a nessuno e danneggia tutti". Il limite "è un passo avanti ormai irrinunciabile, anche se va detto che un terzo di stranieri - avverte il foglio dei vescovi - resta una percentuale molto alta, capace di mettere in serie difficoltà anche l'insegnante più volenteroso". D'altra parte, osserva 'Avvenire', "la soluzione non è certo quella, a volte ancora sbandierata, di classi ghetto simili a riserve indiane per soli immigrati in cui tutto avviene meno che l'integrazione".

Nella circolare pubblicata dal Miur risulta però che ad oggi la presenza eccessiva di stranieri nelle classi appare un fatto abbastanza isolato e che quindi la circolare n.2 appare un provvedimento più preventivo che risolutivo: nello scorso anno solo il 4,7% degli istituti ha superato la sogli del 30%: a fronte di 10.450 complessive appena "490 sono state lo scorso anno le istituzioni scolastiche - rileva il Miur -, concentrate soprattutto al Nord, che hanno avuto una presenza di alunni con cittadinanza non italiana superiore al 30%".