Riforma e bullismo

Pasquale Almirante La Sicilia, 10.1.2010

Se a settembre di quest’anno partirà la riforma della secondaria superiore gli alunni dovranno stare attenti con le assenze perché superate quelle corrispondenti a un quarto dell’orario annuale delle lezioni si perde l’anno; e lo perderanno pure i ragazzi del quinto anno che non verranno ammessi agli esami di stato per accedere ai quali comunque bisogna vere pure almeno sei in tutte le materie compresa la condotta.

Ma sarà anche più difficile afferrare l’agognato 100/100 e quasi impossibile la lode, perché la media per ottenere il credito necessario dovrà essere almeno pari alla media dell’otto nel triennio. Confida nell’inasprimento delle regole la ministra per migliorare la scuola, come se tutto dipendesse de esse e non da un diverso approccio didattico ed educativo coi ragazzi che chiedono esempi e modelli da imitare, non già parole o predicozzi. Fra l’altro occorre pure sorvolare sulle tante critiche che la riforma delle superiori sta suscitando, sia per quanto riguarda i professionali e i tecnici e sia i licei dove il taglio delle ore è stato fatto seguendo una logica finanziaria più che formativa.

In ogni caso molto verrà affidato alla buona volontà dei docenti che potranno disporre di una quota oraria da dedicare a insegnamenti funzionali al loro bacino di utenza o alle aspettative del territorio. Il problema rimane però quello di informare in tempo i ragazzi e le famiglie per una scelta oculata e sul tipo di offerta formativa, mentre per verificare i risultati, se ci saranno, si dovrà aspettare qualche anno che è pure il tempo necessario affinché i professori si rendano bene conto di ciò che devono fare e di come sta cambiando la scuola.

Nel frattempo è tornato alla ribalta il fenomeno del bullismo che però interessa soprattutto le scuole periferiche o dello hinterland dove vengono mandati i supplenti o gli insegnanti di nuova nomina, mentre una sana politica scolastica le vorrebbe saldamente occupate da personale di lungo corso, meglio pagato e soprattutto stabile. Bullismo fra l’altro che ormai sta interessando l’intera Europa, vista la latitanza delle famiglie e la loro stessa precarietà istituzionale, per cui la soluzione non sta negli assistenti sociali o negli psicologi, ma in un modo diverso di gestire la scuola il cui fine non è bocciare e punire, ma promuovere alla sapienza e alla cittadinanza.