Scuola
Licei musicali, attesi da 30 anni Finanziamenti assenti, difficile coordinamento con Conservatori ApCOM, 13.2.2010
Sta suscitando diverso interesse,
almeno tra gli insegnanti, la creazione dei licei musicali, una
delle novità più attese della riforma delle nuove superiori al via
il prossimo 1° settembre: i docenti delle discipline musicali
ritengono che la loro introduzione, approvata dal Cdm la scorsa
settimana, rappresenta un chiaro segnale di attenzione delle
istituzioni, dopo almeno 30 anni di attesa, a favore di una più
mirata e completa formazione dei giovani musicisti. L'attivazione
dei corsi sta però anche creando perplessità: molti docenti
lamentano il fatto che il nuovo percorso formativo sia stato
introdotto a costo zero e con troppi punti oscuri. Tra le
preoccupazioni più comuni c'è il timore di gestire un modello
formativo che presto metterà in concorrenza, per l'assegnamento
delle cattedre, gli insegnanti dei conservatori con quelli della
scuola pubblica. Sino ad oggi il ministero dell'Istruzione ha
comunicato che inizialmente saranno istituite non più di 40 sezioni
musicali: non dovrebbero essere dei veri e propri licei musicali ma
essere avviate all'interno di altri licei già attivi, e potranno
essere attivate in convenzione con i conservatori e le accademie di
danza per le materie di loro competenza. "Sicuramente è una novità
positiva - dice ad Apcom Sergio Chiti, docente di musica diplomato
al Conservatorio di Bologna nel 1987 - che si aspettava da molti
anni: dovrebbe portare al compimento di una riforma che ha visto i
Conservatori diventare istituti di alta formazione e uno sviluppo
notevolissimo delle scuole medie ad indirizzo musicale". "E'
difficile far partire una riforma così importante a costo zero -
osserva Alice Gatti, anche lei docente, diplomata in Didattica della
musica al Conservatorio "G. B. Martini" di Bologna - così come
prevede il governo. Ma ad ogni modo, è positivo che almeno questa
riforma finalmente parta, e di questo ringraziamo il ministro".
Mario Musumeci, docente di discipline teorico-compositive al
conservatorio di Messina, ricorda che gli studenti in musica non
dovranno più soggiacere "alla doppia frequenza degli studi", in
liceo e in Conservatorio, corvée estenuante oggi obbligatoria per
chi voglia frequentare la scuola superiore e ottenere anche un
diploma musicale. E lo stesso varrà per coloro che vorranno
diventare danzatori: il progetto di rilancio del settore prevede,
seppure ridotta nel numero, anche l'attivazione dell'indirizzo
coreutico che consentirà l'inedita diffusione di una decina di
sezioni preparatorie all'Accademia di danza, quella che ad oggi
rappresenta l'unica scuola di alta formazione coreutica. Tagli del Mef non permettono di fare gli investimenti necessari L'esigenza di questo tipo di licei era evidente. I pregi della riforma finiscono però qui. Nei giorni scorsi, precedenti all'approvazione della riforma in Cdm, ben 16 associazioni di settore hanno scritto all'on. Valentina Aprea, presidente della commissione Cultura della Camera, per chiedere "un adeguato investimento, superando l'idea che si tratti di una spesa improduttiva". I licei musicali vengono introdotti nel momento storico più difficile della scuola negli ultimi decenni: i tagli imposti dal Mef non permettono di realizzare l'investimento chiesto dai musicisti. Consapevoli di tutto ciò, i docenti chiedono quindi che la limitazione a quaranta sezioni abbia valenza di avvio. Ma per i docenti di musica il problema non è solo economico. I licei musicali dovrebbero sostituire i Conservatori, i quali oggi fanno formazione musicale di base e dovrebbero diventare istituti di alta specializzazione, ma non sono pronti al passaggio. E i licei stessi del resto sono ancora da inventare. "I tre segmenti (medie, superiori e alta formazione) operano - sostiene Chiti - senza coordinamento, i regolamenti non sono ancora pronti, le sedi dei quaranta licei, (già pochissime per il nostro territorio), non si conoscono, del reclutamento dei docenti nessuno sa nulla, e la materia 'musica' è sparita da tutte le altre scuole superiori". Se queste sono le premesse, non sembra che il liceo musicale possa risolvere il problema della storica assenza della cultura musicale nell'insegnamento delle scuole italiane. "Il lavoro - spiega Chiti - va fatto a partire dalle scuole primarie, con l'educazione musicale, con una seria politica culturale degli enti locali, con un'attenzione particolare alla promozione ed alla gestione dei media e della programmazione televisiva e radiofonica". I docenti si lamentano anche perché non sanno come verranno gestite le convenzioni tra nuovi licei ed i conservatori. "E' tutto solo sulla carta - ribadisce Sergio Chiti - "può essere una grande opportunità, o può essere solo una operazione di facciata, tutto potrebbe rimanere come prima, con i conservatori soli a gestire quasi l'intera istruzione musicale".
C'è poi il problema della concorrenza
tra le due tipologie di docenze (liceali e in Conservatori). I nuovi
licei non sembrano garantire, inoltre, maggiori possibilità di
sbocchi nell'ambito lavorativo musicale: "ciò potrà avvenire -
sostiene Gatti - solo se nel futuro la musica riacquisterà la
dignità che le dovrebbe essere propria in questo paese, con
l'apertura a docenti qualificati dell'insegnamento, dalle scuole
dell'infanzia alle scuole primarie, potenziando la musica nei licei
anziché togliendola, creando ulteriori sezioni delle scuole medie ad
indirizzo musicale e operando la creazione di un numero congruo di
licei musicali in tutte le regioni italiane". Più chance per formazione e coreutico preparerà Accademia danza Sta suscitando diverso interesse, almeno tra gli insegnanti, la creazione dei licei musicali, una delle novità più attese della riforma delle nuove superiori al via il prossimo 1° settembre: i docenti delle discipline musicali ritengono che la loro introduzione, approvata dal Cdm la scorsa settimana, rappresenta un chiaro segnale di attenzione delle istituzioni, dopo almeno 30 anni di attesa, a favore di una più mirata e completa formazione dei giovani musicisti. L'attivazione dei corsi sta però anche creando diverse perplessità: molti docenti lamentano il fatto che il nuovo percorso formativo sia stato introdotto a costo zero e con troppi punti oscuri. Tra le preoccupazioni più comuni c'è il timore di gestire un modello formativo che presto metterà concorrenza, per l'assegnamento delle cattedre, gli insegnanti dei conservatori con quelli della scuola pubblica. Sino ad oggi il ministero dell'Istruzione ha comunicato che inizialmente saranno istituite non più di 40 sezioni musicali: le sezioni, che non dovrebbero essere dei veri e propri licei musicali ma avviate all'interno di altri licei già attivi, potranno essere attivate in convenzione con i conservatori e le accademie di danza per le materie di loro competenza. "Sicuramente è una novità positiva - dice ad Apcom Sergio Chiti, docente di musica diplomato al Conservatorio di Bologna nel 1987 - che si aspettava da molti anni: dovrebbe portare al compimento di una riforma che ha visto i Conservatori diventare istituti di alta formazione e uno sviluppo notevolissimo delle scuole medie ad indirizzo musicale". I licei musicali offriranno senza dubbio una maggiore possibilità di formazione ai giovani musicisti, che al termine del percorso potranno decidere se entrare nelle accademie o se proseguire gli studi nelle università.
"Difficile fare partire riforma così a costo zero"
"E' difficile far partire una riforma
così importante a costo zero - dichiara Alice Gatti, anche lei
docente, diplomata in 'Didattica della musica' al Conservatorio "G.
B. Martini" di Bologna - così come prevede il governo. Ma ad ogni
modo, è positivo che almeno questa riforma finalmente parta, e di
questo ringraziamo il ministro". Anche per Mario Musumeci, docente
di discipline teorico-compositive al conservatorio di Messina,
"anche non si tratterà di veri e propri licei musicali, ma solo di
sezioni di questo genere inseriti in altri licei" la loro
attivazione porterà sicuramente dei vantaggi: "ad iniziare -
sottolinea l'insegnante di Conservatorio - dall'occasione, per chi
vi si iscriverà, di non dover più soggiacere alla doppia frequenza
degli studi. Questi ragazzi potranno, giustamente, evitare di
frequentare l'istiuto secondario 'normale' la mattina, il
conservatorio o l'istituto musicale il pomeriggio, per poi
concludere, sfiancati, lo studio a casa anche fino a tarda serata".
E lo stesso varrà per coloro che vorranno diventare danzatori: il
progetto di rilancio del settore prevede, seppure ridotta nel
numero, anche l'attivazione dell'indirizzo coreutico che consentirà
l'inedita diffusione di una decina di sezioni preparatorie
all'Accademia di danza, quella che ad oggi rappresenta l'unica
scuola di alta formazione coreutica. Ed anche per gli studenti che
frequenteranno questi licei del tutto inediti, almeno per il nostro
paese, sarà evitato il doppio impegno. Impianto disciplinare uguale per tutti e orario ben costruito
Altri molti dei nostri talenti hanno
fatto sacrifici enormi, a volte 'perdendosi', proprio perché
costretti a rincorrere lezioni in due strutture diverse, spesso
lontane tra loro". Per il docente di conservatorio i licei musicali
imporranno, inoltre, un modello di studio uguale per tutti; "mentre
sino ad oggi ogni scuola, avvalendo dell'autonomia scolastica,
proponeva programmi, discipline e monte ore diversi. E c'è da dire -
aggiunge - che l'impianto disciplinare prescelto dal Miur unifica i
diversi modelli sparsi sul territorio tenendo conto del meglio che
si è prospettato in decine di anni di sperimentazione". L'esigenza
di questo tipo di licei era evidente: soprattutto negli ultimi anni
si è sentita sempre più "la necessità - spiega Chiti, insegnante ma
anche referente della sezione Musica per il sindacato Anief - di
introdurre un percorso formativo intermedio di musica. Ed il quadro
orario in linea di massima sembrerebbe anche ben costruito",
finalmente comprendendo materie storiche e interdisciplinari. I
pregi della riforma finiscono però qui. Nei giorni scorsi,
precedenti all'approvazione della riforma in Cdm, ben 16
associazioni di settore hanno scritto all'on. Valentina Aprea,
presidente della commissione Cultura della Camera, per chiedere "un
adeguato investimento, superando l'idea che si tratti di una spesa
improduttiva". Le associazioni di musica si sono dette "consapevoli
dei limiti di copertura economica entro cui l'attuazione della
riforma è costretta" specificando però anche che sarebbe stato
indispensabile "uno sforzo complessivo dei vari soggetti chiamati ad
intervenire economicamente, al fine di predisporre, in ordine al
personale qualificato da assumere, all'adeguamento acustico degli
ambienti, alle attrezzature e agli strumenti da mettere a
disposizione degli studenti, alle biblioteche da attrezzare con
partiture e pubblicazioni specifiche". I licei musicali, però,
vengono introdotti nel momento storico più difficile della scuola
negli ultimi decenni: i tagli imposti dal Mef non permettono di
realizzare l'investimento chiesto dai musicisti. Consapevoli di
tutto ciò, i docenti chiedono quindi che la limitazione a quaranta
sezioni abbia valenza di avvio. "In più riprese - sostiene Ettore
Michelozzi, diplomato al Conservatorio 'G. Tartini' di Trieste e
presidente dell'associazione 'Musica senza Frontiere' - abbiamo
stimolato gli organi competenti a dare garanzie circa un piano
programmatico pluriennale di sviluppo, ma siamo rimasti agli
intendimenti ed alle buone intenzioni". Proteste: la materia musica sparirà tutte altre scuole superiori Ma per i docenti di musica il problema non è solo economico: "i tre segmenti (medie, superiori e alta formazione) operano - sostiene Chiti - senza coordinamento, i regolamenti non sono ancora pronti, le sedi dei quaranta licei, (già pochissime per il nostro territorio), non si conoscono, del reclutamento dei docenti nessuno sa nulla, e la materia 'musica' è sparita da tutte le altre scuole superiori". Se queste sono le premesse non sembra quindi essere il liceo musicale a poter risolvere il problema della formazione e della cultura musicale generale. "Il lavoro - spiega il docente - va fatto a partire dalle scuole primarie, con l'educazione musicale, con una seria politica culturale degli enti locali, con un'attenzione particolare alla promozione ed alla gestione dei media e della programmazione televisiva e radiofonica". "La musica - continua Chiti - non deve solo essere insegnata, deve essere vissuta, suonata e ascoltata. Se nel nostro paese si vuole veramente tornare a mettere al centro l'arte, la musica, la letteratura lo si deve fare con politiche mirate e coerenti, con progetti coordinati e di lungo respiro. Come alcune città italiane (Milano, Parma, Arezzo, ndr) ci hanno insegnato negli ultimi anni, sono anche grandi opportunità economiche ed occupazionali oltre che di progresso culturale e sociale".
Concorrenza prof precari e Conservatori: convenzioni poco chiare Secondo Alice Gatti, che rappresenta una delle associazioni firmatarie del documento, "quello che perderanno i Conservatori per la fascia dei giovani in età liceale guadagneranno i licei musicali, con possibile conseguente travaso di docenti e forse poche nuove assunzioni". Il problema della 'concorrenza' tra le due tipologie di docenze comunque esiste. Per la docente abilitata nell'insegnamento della musica uno dei motivi di maggiore preoccupazione deriva, oltre che dal "risibile numero di sezioni previste, e la poca chiarezza riguardo la loro posizione geografica e la loro collocazione (all'interno di altri licei o in autonomia?)" soprattutto "dalla volontà del Miur di offrire la docenza dei licei ai professori dei Conservatori e delle Accademie tramite convenzioni per ora poco chiare". I nuovi licei non sembrano garantire, inoltre, maggiori possibilità di sbocchi nell'ambito lavorativo musicale: "ciò potrà avvenire - sostiene Gatti - solo se nel futuro la musica riacquisterà la dignità che le dovrebbe essere propria in questo paese, con l'apertura a docenti qualificati dell'insegnamento, dalle scuole dell'infanzia alle scuole primarie, potenziando la musica nei licei anziché togliendola, creando ulteriori sezioni delle scuole medie ad indirizzo musicale e operando la creazione di un numero congruo di licei musicali in tutte le regioni italiane". Perché ciò avvenga è indispensabile che ognuno faccia la propria parte. Comprese le regioni, i dirigenti scolastici, i conservatori ed i sindacati. "Le regioni - si legge nel documento unitario che 16 associazioni hanno inviato alle istituzioni - dovranno necessariamente essere parte in causa del processo. A loro la competenza per le dislocazioni territoriali e ai dirigenti scolastici la facoltà di proporre le aperture". "Si presume che - continuano le rappresentanze - i Conservatori, che fino ad ora, si sono fatti carico della formazione del completo curricolo dello studente, correranno il rischio di veder diminuire il numero degli iscritti. Ma si ritiene che superando la fase transitoria prevista dalla legge 508/99 e portando a compimento la riforma, si possa affidare ai Conservatori stessi esclusivamente l'alta formazione e la formazione dei nuovi docenti che sarà necessariamente loro prerogativa".
E i sindacati? "Quelli maggiori
sembrano poco interessati ai problemi relativi al rinnovamento nel
merito della riforma degli studi musicali, più propensi a
salvaguardare l'esistente in un'ottica - concludono - di brevissimo
respiro". "Può essere grande opportunità o solo operazione di facciata" I docenti si lamentano anche perché non sanno come verranno gestite le 'convenzioni' tra nuovi licei ed i conservatori. "E' tutto solo sulla carta - ribadisce Sergio Chiti, da diversi anni supplente e con non troppe prospettive di acquisire il contratto di ruolo - perché può essere una grande opportunità, o può essere solo operazione di facciata, tutto potrebbe rimanere come prima, con i conservatori soli a gestire quasi l'intera istruzione musicale". Quella tra i docenti che operano nei conservatori e che insegnano nelle scuole musicali di base è una diatriba di vecchia data. Che però con questa riforma potrebbe acquisire ulteriori motivi. Uno dei 'passi' della lettera inviata alla VII commissione Cultura della Camera riguardava proprio questo aspetto. "La 'tradizione di eccellenza degli studi musicali' - hanno scritto le 16 associazioni che difendono i docenti della scuola pubblica - non si può preservare solo affidando l'insegnamento a docenti di conservatorio che, tra l'altro, difficilmente potrebbero garantire, per i cinque anni del liceo, quella continuità didattica indispensabile a sviluppare l''eccellenza'". "Senza contare - continua il documento unitario - i problemi di natura giuridica e contrattuale connessi agli obblighi della funzione docente del segmento secondario", come "la partecipazione ad organi collegiali, la condivisione del momento delle valutazioni, la programmazione del Pof". Le rappresentanze di musica hanno tenuto a precisare che "tra i diplomati e abilitati nei Conservatori nonché tra i docenti già in ruolo nel segmento della secondaria di I e II grado, non mancano certamente professionalità adeguate a svolgere il ruolo di docenti di materie musicali con specifiche competenze ed 'eccellenze', nonché con esperienza specifica nel comparto Scuola". |