questione di fondi

Private e disabili,
dallo Stato un piccolo «sostegno»

L'iscrizione di un alunno con disabilità ad una scuola privata paritaria
non può mai essere negata, ma il problema principale in questo campo è il sostegno

 Il Corriere della Sera 25.2.2010

ROMA - L'iscrizione di un alunno con disabilità ad una scuola privata paritaria non può mai essere negata, ma il problema principale in questo campo è il sostegno: la presenza di un insegnante aggiuntivo, infatti, in alcuni casi può essere assicurato solamente per un limitato numero di ore, oltre le quali, per un genitore, l'alternativa di mettere le mani al portafoglio diventa molto concreta.

QUESTIONE DI FONDI - Questione di fondi e di finanziamenti. A spiegare a Redattore Sociale la situazione sul campo è Salvatore Nocera, vicepresidente della Fish (Federazione italiana superamento handicap) e responsabile dell'area normativo-giuridica dell'Osservatorio scolastico sull'integrazione dell'Aipd (Associazione italiana persone down). «Le scuole private paritarie- spiega Nocera- sono obbligate ad accettare l'iscrizione degli alunni con disabilità, pena la perdita della parità ottenuta: da questo punto di vista mai possono rifiutare l'iscrizione».

il SOSTEGNO - Il problema sorge però con l'insegnante di sostegno, che le scuole non sono tenute a pagare. Nella scuola primaria, infatti, se la scuola paritaria è anche parificata (cioè se ha anche stipulato una convenzione con il ministero) è proprio il ministero (attraverso l'Ufficio scolastico regionale) a intervenire nel pagamento di quanto dovuto al docente di sostegno e l'unica differenza rispetto alla scuola pubblica è che quest'ultima ha l'obbligo di seguire la graduatoria dei docenti, mentre la scuola privata può nominare un insegnante prescindendo dalla essa. Se invece l'istituto di scuola primaria è paritario ma non anche parificato, e in ogni caso quando si parla di scuola dell'infanzia e di scuola secondaria di primo e secondo grado, l'insegnante di sostegno non viene pagato dallo Stato e dunque è possibile che venga chiesto ai genitori di «saldare» il conto. In questi casi, infatti, le norme prevedono che venga erogato alle scuole un contributo pubblico annuale per coprire le spese del sostegno, ma gli importi di tali contributi specifici sono talmente bassi da essere insufficienti al bisogno.

CONTRIBUTI - «Per la scuola dell'infanzia- prosegue Nocera- il finanziamento del ministero è stato di 5 milioni di euro, che ripartito per i circa 5.500 alunni disabili che la frequentano equivale ad un contributo annuo di circa 900 euro per alunno». «Per la scuola primaria paritaria non parificata- continua il vicepresidente Fish- il contributo ammonta a circa 1.500 euro annui ad alunno e per la secondaria a circa 2.200 euro annui»: cifre chiaramente insufficienti a garantire un sostegno continuato durante tutto l'anno. «Ecco allora- conclude Nocera- che in questi casi succede che la scuola avvisi i genitori dei ragazzi con disabilità che potrà coprire il sostegno solamente fino all'equivalente del contributo ricevuto». Più di qualcuno dunque si sente dire: «Oltre quel tetto, se ti paghi l'insegnante, io te lo do». Ma prima di arrivare a questo, dovrebbero quanto meno essere percorse tutte le possibili strade alternative. (Fonte agenzia Dires - Redattore Sociale)