Maturità, verso una "mini-sanatoria" di Anna Maria Sersale Il Messaggero, 4.2.2010 ROMA (4 febbraio) - Ci sarà più rigore nell’ammissione alla maturità, ma il diktat del «sei in tutte le materie o niente esami» non sarà preso alla lettera. Nonostante la perentorietà della norma, la possibilità di fare «sconti» resta. La scuola annacqua la circolare del ministro Gelmini? Sembra di no, almeno nelle intenzioni. Nessuno contesta nel merito il regolamento che rende più severo il giudizio. Professori e presidi, però, rivendicano la facoltà di «portare a sei uno, due o più cinque» con la decisione del consiglio di classe, vero arbitro indiscusso, che a «ogni insufficienza» può attribuire un «valore diverso». «Sto per convocare il collegio docenti, valuteremo insieme che cosa si intenda per insufficienza, certo, è possibile che i cinque vengano portati a sei, dipende dalle circostanze», sostiene Margherita Mastrangelo, preside del liceo scientifico Righi di Roma. «Comunque, è ancora tutto da decidere - prosegue la preside Mastrangelo - Il collegio dovrà discutere, vedremo in che modo sarà interpretata la norma. Prevedibilmente ci saranno dei distinguo. In ogni caso di fronte ai quattro, soprattutto se coincideranno con le materie di indirizzo (per lo scientifico matematica e fisica) difficilmente ci saranno dubbi».
Insomma, l’orientamento generale è quello di impedire l’accesso
all’esame solo in presenza di una insufficienza grave. «Sarà il
consiglio di classe a dare valore a ogni singolo voto, tutto
dipenderà da che cosa c’è dietro quel cinque», avverte Maria Letizia
Terrinoni, preside del liceo classico Tasso di Roma. Allineate con
il Righi e il Tasso la maggior parte delle scuole. Anche perché,
dicono i professori, «non possiamo usare termini ragionieristici», e
poi, chi le convince le famiglie che un ragazzo potrebbe «perdere un
anno» per uno o due insufficienze? Però se i cinque diventano sei, che cosa resta della stretta ministeriale? «Guardi che gli “sconti” non si possono fare, il provvedimento del ministro è perentorio - sostiene Clara Rech, preside del classico Augusto - Gli studenti sono stati preavvertiti e spero che siano entrati in un altro ordine di idee, quello di studiare più seriamente». «In ogni caso - continua la preside Rech - gli studenti non sono “pratiche”, ma persone, significa che ci sono realtà umane, storie scolastiche. Nel giudizio, come è sempre accaduto, si terrà conto di tutto». Così anche per la Rech «un cinque può essere arrotondato a sei». «Però - incalza la preside - è possibile anche il contrario, un sei può scendere a cinque». Per 500mila maturandi, intanto, è iniziato il conto alla rovescia. Gli esami cominciano il 22 giugno con la prova scritta di italiano, il 23 giugno si terrà il secondo compito scritto. Il primo scoglio sarà l’ammissione. Mentre in passato c’erano sanatorie generalizzate e a nessuno si negava l’accesso all’esame quest’anno bisogna avere sei in tutte le materie (nel 2009 bastava la media del sei).
«Applicheremo la norma, un otto in ginnastica, in religione o in
disegno l’anno scorso poteva salvare uno studente e portarlo alla
sufficienza in media - osserva Mario Rusconi, preside del liceo
scientifico Newton di Roma - Ora non sarà più possibile, certo, ci
sarà una falcidie nello scrutinio finale. Però, mettiamo il caso che
uno abbia otto in tutte le materie, tranne che in una o due, è ovvio
che verrà ammesso. Se un ragazzo avrà due cinque questi
presumibilmente diventeranno dei sei. Anche un tre, con il voto di
consiglio, può salire a sei. Dipende da una serie di fattori. La
norma, comunque, ha il valore di una forte spinta. E poi, dopo il
primo quadrimestre, con i corsi di recupero, fatti nonostante le
gravi carenze di soldi, molti potranno migliorare» Conclusione, nessuno dubita che la norma abbia il merito di stimolare studenti e professori a prendere sul serio la scuola, ma come la mettiamo con il “balletto” di insufficienze che possono diventare sufficienze? Dopo anni di lassismo e dopo avere svuotato di significato l’esame finale (che non selezionava più) riusciremo a innalzare il livello? «Ancora una volta tutto dipende - afferma Gigliola Corduas, presidente della Fnism, la Federazione nazionale degli insegnanti - dal grado di preparazione e di responsabilità dei singoli docenti e dei loro dirigenti. Ma su questo nessuno investe». Il timore è che, procedendo con riforme frammentarie, le possibili distorsioni siano sempre in agguato. «Vogliamo la qualità? Dobbiamo perseguirla in un modo diverso - sottolinea la Corduas - Se vogliamo più credibilità dobbiamo essere rigorosi a monte, durante l’intero percorso di studi, rinnovando seriamente la scuola, non pretendere che un giro di vite alla fine risolva tutti i problemi». |