I meriti paradossali della Gelmini di Giampaolo Sbarra da Le Ragioni.it, 17.2.2010 Il governo ha varato in via definitiva la riforma della scuola superiore: licei e istituti tecnici e professionali avranno una struttura curricolare molto diversa dall’attuale. Opinioni critiche (sindacati e opposizione politica) e opinioni favorevoli (forze di governo) sono dettate dalla collocazione rispetto al governo, per cui sono in larga parte inattendibili; oltre tutto, le posizioni della maggioranza e dell’opposizione politico-sindacale si basano su presupposti scorretti e dannosi per la qualità del sistema: la prima punta prevalentemente al risparmio, le seconda prevalentemente all’assunzione di personale. Per entrambe la “qualità del sistema” è solo la foglia di fico che maschera altri obiettivi. Al di là del merito della riforma (che non viene mai adeguatamente affrontato, essendo un problema serio: infatti si parla solo del taglio dei precari, che è sì un problema serio, ma non riguarda solo la scuola), mi pare che nessuno abbia messo in evidenza i due “veri e paradossali” meriti della “rifoma” Gelmini. Devo però premettere – a scanso di equivoci – che non ho mai visto tanta improvvisazione e tanta approssimazione da parte di un governo, che sembra essersi circondato, per l’occasione, di “avventurieri-inesperti” o di “esperti-signorsì”. Detto questo, il primo merito che io riconosco alla Gelmini consiste proprio nell’avere realizzato la riforma (bella o brutta che la si consideri): si è così rotto l’incantesimo che da un alto teneva ingessata la scuola superiore, e dall’altro aveva consentito la fioritura di centinaia di sperimentazioni mai davvero verificate. Quella di oggi non è certo una riforma epocale per qualità, ma comunque chiude un’epoca. Adesso sarà non solo più facile, ma addirittura indispensabile intervenire, proporre e portare le necessarie correzioni. Anche la sinistra e il sindacato dovranno intervenire “sui contenuti”, cosa che finora non hanno fatto, fermandosi alle generiche premesse “democraticiste”. Il secondo merito è altrettanto rilevante: con la Gelmini gli interventi sulla scuola sono stati liberati dal vincolo-tabù dell’aumento delle materie, del personale e delle ore di lezione, vincolo-tabù che aveva portato ad una dannosa e costosa proliferazione appunto di materie, di ore di lezione e di docenti. E non si può dire che la riforma Gelmini creerà una scuola di serie A e una di serie B, perché esse esistono già nella frattura Nord/Sud e in quella Licei/Professionali. Certo, se alcune cose le avesse fatte la sinistra, forse le avrebbe fatte meglio, ma in realtà la sinistra politica e sindacale non ha mai voluto parlarne. Adesso, quindi, si aprono due strade, per la sinistra; una è quella del boicottaggio della riforma: a mio avviso è la strada perdente, sia perché la scuola ha bisogno di “stabilità nel cambiamento” (quella che non ha avuto e che questo governo non sa garantire), e non può continuare ad essere il terreno di scontro di una battaglia politica che non si svolge più nelle sedi istituzionali; sia perché è assurdo rintanarsi nella nicchia degli “scontenti senza prospettiva” e relegarsi a rappresentare una minoranza che non guarda avanti; la seconda strada è quella della proposta politica di contenuto, e non mancano i temi sui quali intervenire: dalla regionalizzazione del sistema scolastico (anche in vista delle elezioni regionali), alla carriera dei docenti, ai nuovi investimenti sulla “qualità” e non più solo sulla “quantità”, ai nuovi organi collegiali di rappresentanza ad un nuovo rapporto con il territorio. Finora il centrosinistra è passato per “conservatore”, ma sarebbe tragico (se non ridicolo) che adesso diventasse addirittura “restauratore”. Guardando avanti, potremo superare lo slogan “democraticistico” della “scuola aperta a tutti”, slogan che nel passato ha raggiunto importanti obiettivi, ma ora ha fatto il suo tempo e illude proprio le fasce sociali più deboli. Il nuovo obiettivo della sinistra deve essere quello di una scuola che garantisca a tutti non solo l’entrata, ma soprattutto l’uscita con una formazione adeguata e aggiornata.
Questo il centro-destra non sa garantirlo; saprà farlo il
centrosinistra. |