Scadenza il 26 marzo. I presidi: «Tempi stretti per le offerte formative»
Superiori, per le iscrizioni ora Anna Maria Sersale Il Messaggero, 6.2.2010 ROMA - Il governo ha varato la riforma, ora la palla passa alle scuole. Saranno loro a organizzare i nuovi piani di offerta formativa. Dovranno eliminare centinaia di sperimentazioni e dare vita a percorsi più asciutti, con meno ore e meno materie. I tempi sono stretti. Le famiglie, con ragazzi in terza media, entro il 26 marzo dovranno fare l’iscrizione. Scegliere non sarà facile, per due ragioni. Primo, le scuole non sono pronte al cambiamento. Secondo, per i genitori la scelta delle superiori è carica di preoccupazioni a meno che il figlio non abbia una spiccata inclinazione verso qualche materia. Perciò cerchiamo di capire che cosa troveranno le famiglie andando a bussare alle scuole del loro territorio. Anzitutto avranno una sorpresa: una quota del monte ore annuale sarà autonomamente decisa dalle scuole: il 20% nel primo biennio, il 30% nel secondo, di nuovo il 20 nell’ultimo anno. «L’orario è libero, ogni scuola lo gestirà come crede, significa che - sostiene Franco Asciutti, relatore della riforma sui licei in Senato e capogruppo del Pdl in commissione cultura - ogni istituto potrà diversificare le materie e le ore attribuite alle singole materie, aumentando o riducendo gli orari delle discipline. Esiste l’autonomia, la riforma non vuole impedirla, anzi». Ma c’è un problema. Le scuole avranno margini di libertà per strutturare i corsi (non aspettatevi lo stesso liceo a Milano, Torino e Napoli, non li troverete uguali neppure nella stessa città, e questo può essere una ricchezza), però il cammino verso il nuovo sarà faticoso e pieno di ostacoli: gli istituti dovranno arrangiarsi con quello che hanno, cioè poco. «E poi - dicono molti presidi - ce la faremo a cambiare in così poco tempo?» E ora, cancellata la giungla di di 450 indirizzi che mandavano in tilt le famiglie, che cosa resta sulla scena? Classico, scientifico, artistico, linguistico, musicale e coreutico, scienze umane, sono questi i sei licei della riforma. A cui si aggiungono gli istituti tecnici, suddivisi in due settori - economico e tecnologico - con 11 indirizzi in totale. Completano il quadro gli istituti professionali, articolati in due macro settori - servizi, industria e artigianato - con 6 indirizzi. Quali le novità del classico? «Sarà rafforzata l’area scientifica, con più matematica e informatica, recuperando in parte quello che si faceva con la sperimentazione del piano nazionale, inoltre ci sarà una lingua straniera per l’intero qinquennio», spiega ancora Asciutti. E lo scientifico? Anche lì si irrobustisce la matematica e l’informatica. Lo spirito della riforma? «Non insegnare un po’ di tutto - sottolinea il relatore Asciutti - ma insegnare bene le cose fondamentali. Il nostro modello è la Finlandia, la scuola migliore d’Europa». Chi vuole iscriversi ai due licei nuovi, quello per la musica e l’altro per le scienze umane? Ci sono dei presidi che hanno già fatto domanda alle direzioni scolastiche regionali, a breve si conoscerà un elenco. «Il rilancio dei tecnici e dei professionali» è l’altra carta giocata dal governo. L’intenzione, dice la Gelmini, è «favorire il made in Italy» e «risolvere l’emergenza tecnico-scientifica»: anche nel 2009, nonostante la crisi, mancavano all’appello delle assunzioni programmate 50.726 tecnici diplomati. Intanto, nei nuovi istituti sono previsti «più inglese, più ore di laboratorio, e soprattutto maggiore sinergia con il mondo del lavoro». Quanto ai professionali sarà garantita più flessibilità nell’offerta formativa, stage, tirocini e alternanza scuola-lavoro. Dice Mario Pittoni, relatore in Senato per i professionali e responsabile scuola per il partito di Bossi: «Vogliamo la massima flessibilità degli indirizzi, in risposta ai bisogni del territorio». |