Secondaria/2.
Riforma epocale? Perché no

da TuttoscuolaNews N. 427, 8 febbraio 2010

“Qui di epocale c’è solo il taglio dei finanziamenti alla scuola pubblica”, è stato invece il commento a caldo del segretario del PD Pierluigi Bersani, un taglio che “ci allontana dall’Europa e nega pari opportunità di vita, di educazione e di lavoro ai ragazzi e alle ragazze del nostro Paese”.+

Un giudizio particolarmente duro da parte del leader del PD, che da ministro del governo Prodi promosse il rilancio su basi autonome dell’istruzione tecnica e professionale, che la riforma Moratti aveva licealizzato: una misura avallata e portata a compimento dall’attuale ministro Gelmini, e che sembrava aver stabilito un minimo terreno di dialogo tra gli schieramenti.

In un certo senso, limitatamente alla questione dei tagli (del bilancio, degli organici), il giudizio di Bersani è corretto: è la prima volta nella storia della scuola italiana che si verifica una così consistente, “epocale” riduzione delle risorse finanziarie e umane destinate al sistema pubblico di istruzione, che erano sempre andate crescendo con tutti i governi.

La stessa valutazione di “epocalità” si può dare anche per la riforma? Difficile dire: dipenderà dalla sua attuazione e dai risultati che raggiungerà nel medio-lungo periodo. Stando ai soli ordinamenti, sarebbero state più “epocali” le riforme di Berlinguer (primo ciclo di 7 anni, modello panlicealista) o quella iniziale della Moratti (secondo ciclo di 4 anni, due canali di pari dignità). In fondo la riforma Gelmini torna alla classica tripartizione dell’istruzione secondaria superiore italiana nelle aree liceale, tecnica e professionale, assegnando a quest’ultima una funzione sussidiaria e complementare rispetto al sistema regionale di istruzione e formazione professionale.

Molto, quasi tutto, dipenderà dalla qualità degli insegnanti, dalla chiara definizione degli obiettivi di apprendimento (al di là degli sterminati elenchi di “competenze”), dall’efficacia dei sistemi di valutazione e della valutazione di sistema. E dalla disponibilità di risorse fresche da destinare per intero all’innovazione e al miglioramento dei livelli di apprendimento degli alunni.