Come sono cambiate
le priorità di spesa del Paese

da TuttoscuolaNews N. 429, 22 febbraio 2010

Dai dati della spesa pubblica dal 1990 al 2008, rilevati dall’Istat, si può anche individuare le variazioni del peso che i diversi settori e servizi hanno avuto nel corso degli anni. Quali altri servizi pubblici hanno avuto maggiore o minore sostegno tra il 1990 e il 2008 rispetto alla spesa per l’istruzione, che è passata dal 10,3% del 1990 al 9,3 del 2008?

La spesa per la protezione sociale, la più incidente nella spesa pubblica, aveva nel 1990 un peso considerevole, tanto da rappresentare il 30,3% dell’intera spesa pubblica. Nel corso degli anni l’incidenza di spesa per la protezione sociale è andata gradualmente aumentando tanto da raggiungere nel 2008 il 38,1%, con una variazione in aumento di circa 8 punti in percentuale.

Il Paese ha investito di più verso la popolazione anziana per servizi e pensioni (essendosi ampliata la sfera dei beneficiari), piuttosto che per l’istruzione della popolazione più giovane.

La sanità è passata dall’11,7% al 14,4% (quasi tre punti in percentuale in più, che pagano non solo il maggior servizio, ma anche tutti i costi della malasanità). Sono aumentate, se pur di poco, anche le spese per la difesa, per le attività ricreative, culturali e di culto.

Se, attraverso l’andamento delle spese che le amministrazioni pubbliche hanno sostenuto, si può stilare una graduatoria dei servizi che il Paese ritiene più importanti, l’istruzione certamente è passata da una posizione di buona considerazione ad un livello di più modesta attenzione.

Se i valori assoluti di spesa sono rimasti comunque elevati per l’istruzione, lo si deve alle dimensioni complessive del servizio. Ed è da chiedersi se la scelta di distrarre in percentuale risorse dalla scuola, fatta da governi e amministrazioni di ogni colore (in questi vent’anni si sono alternate maggioranze diverse), non sia stata influenzata dalla sensazione diffusa che in questo grande settore si annidino sprechi e inefficienze. Può darsi. Ma non si è agito con serietà e rigore per eliminarli in maniera selettiva e spostare risorse dove servono per potenziare il servizio.

Fatto sta che nei riguardi dell’istruzione vi sono state minori spese di investimento. Fino al 2008. E cosa c’è da aspettarsi per il dopo?

Con la manovra finanziaria dell’articolo 64 (legge 133/2008), si avrà una ulteriore riduzione in termini percentuali e assoluti della spesa per l’istruzione, a meno che a fronte di una minor spesa per l’istruzione della Amministrazione Pubblica centrale vi sia un aumento di spesa per l’istruzione da parte delle Amministrazioni locali.