Riforma epocale? di Anna Maria Bellesia La Tecnica della Scuola, 9.2.2010 La riforma è stata avviata sulla base di Regolamenti che ad oggi non solo non costituiscono una norma in vigore, ma sono dei documenti fantasma. Le notizie certe sono poche, gli interrogativi molti: riguardano aspetti gestionali, organizzativi, didattici, e perfino caratterizzanti del percorso stesso (è il caso dei professionali). Ecco alcune domande in attesa di chiarimenti. Ad un mese e mezzo dalla scadenza per le iscrizioni (il cui termine è stato prorogato due volte per consentire una puntuale informazione) il mondo scolastico ha a disposizione soltanto la tabella di confluenza dei percorsi, i profili in uscita e i quadri orario, i comunicati stampa del ministro e qualche scheda curata dall’Ansas. La riforma è stata avviata sulla base di Regolamenti che ad oggi non solo non costituiscono una norma in vigore, ma sono dei documenti fantasma. Le notizie certe sono poche, gli interrogativi una montagna. Riguardano aspetti gestionali, organizzativi, didattici, e perfino caratterizzanti del percorso stesso (è il caso dei professionali). Chi di competenza aiuti le scuole a darsi un orientamento per poter essere in grado di orientare l’utenza e attuare la riforma. Ecco alcune domande in attesa di chiarimenti. 1. Se i percorsi formativi dovranno essere volti al perseguimento di risultati di apprendimento declinati in conoscenze, abilità e competenze, anche in coerenza con le Raccomandazioni U.E., gli insegnanti saranno pronti e adeguatamente formati il prossimo settembre ad innovare il loro metodo di insegnamento secondo la nuova prospettiva? 2. Se l’utilizzo diffuso dei laboratori a fini didattici è considerato lo strumento essenziale per un insegnamento efficace ed attraente per gli studenti, gli insegnanti saranno pronti e adeguatamente formati per fare del laboratorio l’ambiente ordinario del fare scuola? 3. E le scuole avranno una dotazione strumentale ed ambienti idonei per creare le condizioni di queste nuove opportunità di apprendimento? 4. Riusciranno le istituzioni scolastiche a gestire autonomia e flessibilità, e a raggiungere gli obiettivi previsti, non solo in mancanza di un organico funzionale, ma con organici sempre più ristretti a causa della riduzione delle cattedre esistenti? 5. Quante scuole troveranno il modo, a costo zero, di avvalersi di esperti del mondo del lavoro, delle professioni e della ricerca scientifica e tecnologica attivando i nuovi modelli organizzativi di progettazione didattica (Comitato tecnico scientifico e dipartimenti)? 6. Come saranno articolate le cattedre in assenza, al momento, della revisione delle classi di concorso? 7. Se la partenza dei nuovi ordinamenti è fissata solo dalle classi prime classi, in base a quali criteri il Mef taglierà le ore nelle classi successive, scontrandosi col diritto degli studenti alla continuità del percorso intrapreso? 8. Su quali basi agli studenti che intendono cambiare percorso sono riconosciuti e certificati i crediti maturati per facilitare i passaggi ed ostacolare la dispersione? 9. Come realizzare, per i professionali, un’offerta coordinata con la formazione regionale e rilasciare qualifiche in regime di sussidiaretà se mancano del tutto le intese con le regioni?
10. E come
utilizzare gli ampi spazi di flessibilità (distinti da quelli
dell’autonomia), previsti nei professionali fin dal primo biennio,
per corrispondere alle esigenze del territorio, in mancanza di
indicazioni certe, e a volte perfino confuse? |