Essere precari? di A.G. La Tecnica della Scuola, 14.2.2010 Uno studio britannico a distanza di 20 anni su 7 mila insegnanti ha rivelato che i più annoiati hanno una vita più breve e due volte e mezza in più di probabilità di avere problemi cardiaci fatali: una piccola rivincita per i tanti nostri supplenti che alle soglie della pensione ancora non hanno assaporato la gioia dell’assunzione a titolo definitivo. Essere precario sembrerebbe allungare la vita: la non troppo magra consolazione per uno stato professionale, con evidenti riflessi negativi su tutta la vita personale, è giunta nei giorni scorsi dall’Inghilterra. Dove uno studio ha appurato che chi si annoia ha una vita più breve e due volte e mezza in più di probabilità di avere problemi cardiaci fatali. I ricercatori britannici hanno intervistato, tra il 1985 e il 1988, circa 7 mila insegnanti di ruolo di età compresa tra 35-55 anni chiedendo loro se e quanto si sentissero annoiati: a distanza oltre vent’anni, nel 2009, quelle stesse persone, molte delle quali ormai in pensione ed una parte anche venute a mancare, sono state di nuovo intervistate. Ebbene, i risultati non sembrano ammettere dubbi: quelli definitisi annoiati hanno fatto riscontare il 40% in più di probabilità di incorrere in patologie cardiache serie, sino a morire. Una buona notizia, insomma, per quei docenti che alle soglie dell’età pensionabile non hanno ancora avuto l’occasione di sottoscrivere un contratto di ruolo: anzi, lasciare la scuola da precari potrebbe trasformarsi in un elisir di lunga vita. A compensazione, è il caso di dire, delle tante amarezze professionali subìte da uno Stato quasi sempre incapace di accoglierle come avrebbe dovuto. |