DIRITTO di CRONACA

Università, faccia a faccia tra due rettori

"E' un primo passo necessario" "No, è un attacco del diritto allo studio"

a cura di Francesca Schianchi La Stampa, 1.12.2010

Le domande

1. Quale è il suo giudizio complessivo sulla riforma?

2. Il provvedimento migliore e quello peggiore contenuti nel testo?

3. Le proteste degli studenti da cosa nascono?

4. Con l’emendamento su parentopoli passato oggi si risolve il problema dei baroni oppure no?

5. Come cambierà l’università italiana con questa legge?
 

FAVOREVOLE

"Sconfitto idealmente il precariato"
Esposito : positivo l’obbligo della trasparenza

1 «Io penso che una riforma sia necessaria da tempo. Meglio che ci sia piuttosto che non ci sia, anche se le mancano dei pezzi. Forse se avesse dato un po' più di fiducia alle Università, dando per esempio linee guida per poi giudicare sulla base dei risultati, sarebbe stato un atto di grande visione. Ma trovo francamente positivo che questa riforma sconfigga idealmente il precariato».

2 «L'aspetto migliore mi sembra l'introduzione dell'obbligo di trasparenza nel rapporto tra il datore di lavoro, cioè l'Università, e il lavoratore, l'aspirante ricercatore. Con questa riforma si può dire “ti metto alla prova”: se non vai bene dopo uno, due, tre anni puoi essere mandato via. Se invece la prova va bene, alla fine vieni assunto. Non come adesso, in cui non c'è nessuna certezza. Quello che invece mi convince meno è quello che non c'è: è stato ideato un processo virtuoso per inserire i futuri giovani ricercatori, senza pensare a chi è già dentro, così gli attuali ricercatori sono i grandi assenti di questo provvedimento».

3 «Purtroppo si sono intrecciati, e la colpa è anche un po' dei vertici accademici, il problema delle risorse con quello della riforma. Le due cose non sono indipendenti, però avallare l'impressione che il rettore stia accettando una brutta riforma perché sotto ricatto per via dei tagli, questo può avere generato la reazione di studenti e ricercatori. Se nella legge di stabilità si riducono i fondi per il diritto allo studio, che non bisognerebbe tagliare, i ragazzi magari collegano le cose».

4 «No, non è sufficiente a risolvere il problema. Ci vuole un cambio di mentalità. Negli anni all'Università ho visto di tutto: commissioni elette, sorteggiate, in parte elette e in parte sorteggiate, ma la modalità corretta per fare i concorsi non l'ho ancora vista. Io propongo il modo con cui noi selezioniamo i candidati al dottorato: bandi aperti a livello internazionale, si raccolgono i curricula e poi li si mandano in giro per il mondo a una decina di professori di chiara fama, revisori chiaramente anonimi che stilano un ranking dei candidati. In questo modo non si rischia nemmeno l'impugnazione per discriminazione che, ho già sentito dire, potrebbe verificarsi a causa di questo emendamento».

5 «Io spero che questa riforma serva a promuovere un cambiamento di mentalità: ad esempio che aiuti a non vedere gli esterni come invasori ma come persone che magari promuoveranno l'immagine dell'Università anche fuori, in altri ambienti. E che spieghino che gli atenei non sono covi di baronacci, ma posti dove tanta gente lavora per fare crescere il sapere e le giovani generazioni».
 

CONTRARIO

"La legge mina l’autonomia degli Atenei"

Augello: una riforma a costo zero vale zero

1 «Il giudizio sulla riforma è negativo. Ci siamo espressi in modo argomentato all'interno del Senato accademico e io mi faccio interprete di questa posizione. Che, la settimana scorsa alla Conferenza dei rettori, non era isolata. Prima di tutto per l'impianto della riforma, che da economista posso dire non punta al prodotto ma al processo, riducendo l'autonomia degli atenei».

2 «Una riforma che si pretende di fare a costo zero rischia di valere zero. L'aspetto peggiore? Oltre all'impianto, il taglio selvaggio dei fondi alle Università: si mette fortemente a rischio il carattere pubblico dell'istruzione. Gli atenei saranno costretti a cercare risorse sul mercato, dai privati, che chiederanno qualcosa in cambio: rischieremo di avere così scelte condizionate dai meccanismi di mercato. E poi c'è un aspetto bruciante di attacco del diritto allo studio, con l'introduzione dei prestiti d'onore. La cosa positiva è l'attenzione che si pone alla governance, su cui una riflessione va fatta: ma si possono produrre risultati positivi solo se viene lasciata autonomia agli Atenei».

3 «Studenti e ricercatori hanno ragione, perché vedono con ansia compromesso il loro futuro e gli spazi di un sano diritto allo studio. Non è vero che si fanno strumentalizzare: questa riforma è a favore dei baroni, basti dire che aumenta il potere dei rettori e affida completamente le commissioni di concorso ai professori ordinari. I ricercatori, poi, sono la categoria che in questi anni ha retto la didattica: quando in questi mesi si sono astenuti dal fare quello che solitamente fanno in più, hanno messo il sistema in ginocchio. E ora si elimina la figura del ricercatore a tempo indeterminato per introdurre il precariato».

4 «No, il problema è radicato nel malcostume diffuso e nel Dna delle persone. Fanno bene a intervenire su alcuni aspetti di malcostume, ma non è tagliando risorse al sistema che si risolvono i problemi: allora poi introdurre un emendamento su parentopoli serve a indorare la pillola. Non c'è bisogno di fare un riforma per una regola del genere: basta inserirla nel regolamento dei bandi di concorso».

5 «Intanto questa legge disegna un quadro, ma rinvia poi ai regolamenti applicativi che dovranno essere prodotti, e passeranno mesi se non anni prima che siano pronti tutti. E poi, vede, le dinamiche della peggiore politica - dai contrasti fra presidente della Camera e del Consiglio a un gruppo parlamentare che diventa indispensabile per la vita del governo - hanno fatto sì che si procederà in base a considerazioni altre nella scelta un settore così cruciale come il sapere».