UNIVERSITA'- ANCORA TENSIONE

Roma, gli studenti si preparano
"Cortei a sorpresa ma nessun assalto"

I ragazzi: "Nessuna trattativa ma stiamo lontani dai palazzi"

Francesco Grignetti La Stampa, 22.12.2010

ROMA
Alla questura di Roma non è arrivata e non arriverà nessuna richiesta per autorizzare il corteo di oggi. Gli studenti in rivolta hanno infatti deciso che anche questa volta non si piegheranno e non comunicheranno alle autorità i loro percorsi. Brutti segnali alla vigilia delle manifestazioni previste oggi, in concomitanza con l’approvazione al Senato della riforma Gelmini.

Una lettera in verità è giunta sul tavolo del questore Francesco Tagliente, del sindaco Alemanno e del prefetto. Ma è uno sfottò. O meglio: una piattaforma politica. «Con la presente - scrivono - gli studenti e le studentesse della Sapienza comunicano alle autorità che il giorno 22 dicembre sfileranno per le strade di Roma. Apprezziamo davvero la vostra apertura al dialogo che in queste settimane si è manifestata ripetutamente e in vari modi: dalle centinaia di denuncie per manifestazione non autorizzata, agli arresti immotivati, alla costruzione di una "zona rossa" permanente e in continua espansione. Siamo molto lieti di tanta premura nel volerci proteggere, tenendoci lontani dai patetici teatrini e compravendite di parlamentari, che avvengono ormai come consuetudine dentro Montecitorio e Palazzo Madama».

A giudicare da quanto annunciato, insomma, gli studenti non chiederanno alcun permesso alle autorità, né comunicheranno i nomi dei responsabili della manifestazione. Ma terranno ugualmente sit-in, improvvisazioni, piccoli cortei, blocchi stradali. E ciò, di per sé, è già un reato: manifestazione non autorizzata. Allo stesso tempo, però, hanno deciso di girare alla larga dai luoghi offlimits, tutte le strade attorno al Parlamento dove si verificarono i tafferugli della scorsa settimana, ad esempio, evitando in radice la possibilità di scontri con la polizia.

«Il 22 - continua la lettera - lasceremo i palazzi del potere nella solitudine della loro miseria e andremo nella altre zone della città, per parlare con chi come noi è inascoltato da quegli stessi palazzi». Colpiti dalle parole del Capo dello Stato, una delegazione porterà poi una lettera al Presidente Napolitano.

Se davvero andrà così, e se i duemila agenti schierati in assetto da ordine pubblico saranno stati inutili, al ministero dell’Interno e in questura tireranno un gran sospiro di sollievo. Tutti i tentativi di dialogo di questi giorni, infatti, erano caduti nel nulla. «Garantire il diritto di manifestare è uno dei principali compiti della polizia, ma sempre nell’ambito dei limiti imposti dalla legge», diceva ancora ieri mattina il capo della polizia, Antonio Manganelli. E per una volta le dichiarazioni dei politici di maggioranza erano appena un po’ più moderate. A partire da Maurizio Gasparri («Come ha detto Napolitano, se non ci sono sanzioni per chi mette a ferro e fuoco le città, se ci sono pochi fermi e immediate scarcerazioni, si dà un messaggio sbagliato: sfascia pure, perché tanto non corri alcun rischio»), a Renata Polverini («La città dovrà essere blindata e questo nuoce all’immagine della Capitale nei confronti dei turisti e anche ai commercianti per i quali questi sono giorni importanti»), a Gianni Alemanno («Anche se siamo fuori tempo massimo si sta facendo di tutto per poter avere una manifestazione pacifica ed evitare scontri. Il mio appello è che si abbia senso di responsabilità. Ci auguriamo che il buon senso eviti disordini»).

Ma di dialogo con la politica intera e con le istituzioni davvero non c’è traccia. Si prenda l’Unione degli Studenti, che pure è un’organizzazione moderata e vicina al Pd. Annunciano: «Vogliamo interrogare i cittadini sulla violenza parlamentare messa in campo da una maggioranza che sta in piedi grazie a una onorevole compravendita e per denunciare l’immobilismo di un’opposizione, totalmente distaccata dalle istanze che provengono dai conflitti messi in campo dagli studenti negli ultimi tre mesi».