Disoccupazione, Istat e Sacconi.
Il ballo delle cifre

di Stefano Giusti* da Diritti Distorti, 3.12.2010

Ineffabile Ministro Sacconi. Ogni volta le sue nuove dichiarazioni superano la più sfrenata fantasia oratoria. Ad agosto, a fronte di una diminuzione dello 0,2% (sai che cifra!) del tasso di disoccupazione (naturalmente l’aumento degli inattivi gli era sfuggito…) dichiarò senza pudore alcuno che "I dati congiunturali sull'occupazione rilevati dall'Istat costituiscono finalmente un inequivoco segnale positivo che nessuna Cassandra potrà contestare".

L’Istat, istituzione notoriamente impegnata a mettere i bastoni tra le ruote del “governo del fare”, non ha trovato niente di meglio che fornire il 1° dicembre nuovi dati assolutamente contrastanti con l’ottimismo ministeriale. Il numero delle persone in cerca di occupazione infatti risulta in aumento del 4,5 % rispetto a settembre, e del 5,7 % rispetto a ottobre 2009. Il tasso di disoccupazione, pari all’8,6 % è in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto a settembre; in confronto a ottobre 2009 il tasso di disoccupazione registra un aumento di 0,4 punti percentuali. A fronte di queste cifre il ministro ha dovuto effettuare un’eclettica piroetta per interpretare in maniera positiva questi dati superando ogni più ardita teoria di “statistica creativa” Per il ministro l’aumento della disoccupazione stavolta è dovuto “all’effetto della maggiore partecipazione”, in quanto “è aumentato il numero delle persone che si offrono sul mercato del lavoro e questo di solito accade quando c’è una ripresa e le persone sono incoraggiate a cercare lavoro”. Insomma si tratterebbe di un travaso degli inattivi che, incoraggiati dalla enorme massa di offerte di lavoro si mettono sul mercato e diventano disoccupati. Peccato che Il tasso di inattività, pari al 37,7 per cento, sia in calo rispetto al mese precedente solo di 0,2 punti percentuali e rimanga invariato rispetto a ottobre 2009. Magari qualche consigliere strategico del Ministro gli spieghi e ci spieghi quale sarebbe il grosso vantaggio di passare dal ruolo di inattivo a quello di disoccupato, considerando che sempre di persone senza reddito si tratta. Oltretutto tanto per leggere le cifre in maniera non contorta, il numero di occupati a ottobre 2010 risulta sostanzialmente stabile rispetto a settembre e diminuisce dello 0,1% rispetto a ottobre 2009. Di nuovi posti di lavoro insomma neanche l’ombra.

Nessun commento serve davanti a questi dati e a queste dichiarazioni. Piuttosto ne servirebbe uno rispetto all’ennesima riforma delle pensioni che partirà dal 1° gennaio 2011, nuove regole che prevedono anche doppio scalino e finestra mobile. Le “finestre mobili” sono un’altra trovata del nostro governo per mascherare quello che altro non è che un innalzamento dell’età pensionabile. Grazie a questa trovata infatti In base alla legge numero 122 del 30 luglio 2010, i lavoratori dipendenti avranno diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico di anzianità e vecchiaia solo dopo 12 mesi (18 per gli autonomi) dalla data di maturazione dei requisiti anagrafici e contributivi Chi quindi li matura a 60 anni potrà ricevere la pensione solo raggiunti i 61. E durante quell’anno di attesa si arrangi come può per sopravvivere. È inutile ribadire che nel nostro paese ci sono migliaia di disoccupati prossimi ai 60 anni che, nel maturamento dell’età pensionistica hanno l’unica possibilità di reddito e che, ancora una volta, si vedono spostare in avanti il traguardo con tutto ciò che ne consegue in termini di sopravvivenza. Non una parola viene spesa dal Governo nei confronti di queste persone che pure esistono e la cui condizione è a loro perfettamente nota. Dall’opposizione ci aspettiamo qualche doveroso segnale.


 

* Stefano Giusti, Sociologo, Operatore di Placement e Orientamento per l’Università Roma Tre. Consigliere Nazionale dell’Ass.ne Atdal Over 40, che si occupa della disoccupazione in età matura.