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Insegnanti, il progetto della Gelmini
Il ministro dell'istruzione annuncia un piano
fondato sui meriti Salvo Intravaia, la Repubblica 22.4.2010 Fino al 33 per cento in più sullo stipendio per gli insegnanti più bravi. E' questa la rivoluzione annunciata in un'intervista rilasciata ieri a un quotidiano nazionale da Roberto Formigoni, governatore della Lombardia appena rieletto per il suo quarto mandato. Dopo le graduatorie regionali per i prof, annunciate alcuni giorni fa e sponsorizzate l'altro ieri dallo stesso ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, il presidente della Regione Lombardia annuncia altre due novità: assunzioni dirette degli insegnanti da parte dei dirigenti scolastici e aumenti di stipendio ai soli docenti meritevoli. Formigoni è certo che queste novità cambieranno volto alla scuola lombarda come è stato fatto per il sistema sanitario regionale una decina di anni fa. E sulla meritocrazia interviene anche il ministro dell'Istruzione. In un'altra intervista, rilasciata stavolta a un settimanale in edicola domani e anticipata dalle agenzie di stampa, Mariastella Gelmini anticipa "il cuore della sua 'riforma delle riforme', un progetto contenuto in un disegno di legge pronto per l'autunno che rivoluzionerà la scuola. Il criterio? Meritocratico: solo i migliori insegnanti (giudicati da apposite commissioni) vedranno ritoccata la propria retribuzione". Sulle graduatorie regionali, invece, il ministro fa un passo indietro: "La Lega chiede gli albi regionali" dice "ma non è affatto detto che ci si arrivi. Non vogliamo una scuola regionalizzata". E ancora: "Per il sindacato si apre una grossa sfida". Ma, al di là degli annunci, la realtà finora è stata improntata sul motto: "I tagli subito e gli incentivi dopo". Quest'anno, la coppia Tremonti-Gelmini ha messo a segno un taglio di 57mila posti, fra docenti e Ata (Amministrativi, tecnici e ausiliari), e per il prossimo anno se ne prevedono altri 42mila: in totale quasi 100mila posti. Un sacrificio che, secondo quanto stabilito dalla Finanziaria scritta due anni fa, dal 2010 prevede il rientro del 30 per cento del "maltolto", sotto forma di incentivi e premi agli insegnanti e a tutti gli altri operatori della scuola. "Una quota parte delle economie di spesa - recita l'articolo 64 della legge 133 del 2008 - è destinata, nella misura del 30 per cento, a incrementare le risorse contrattuali stanziate per le iniziative dirette alla valorizzazione ed allo sviluppo professionale della carriera del personale della scuola a decorrere dall'anno 2010, con riferimento ai risparmi conseguiti per ciascun anno scolastico". Nessun dubbio, quindi. L'anno, il 2010, era stato scelto probabilmente proprio perché il 31 dicembre 2009 è scaduto il contratto della scuola e dal 2010 si possono cominciare ad utilizzare queste risorse che, stando al solo taglio di quest'anno, ammontano già a un miliardo di euro. Ma nel corso dell'intervento di due giorni fa al Pirellone, a Milano, la Gelmini ha parlato di incentivi soltanto a partire dal 2011. E il miliardo che spetta al personale della scuola? Intanto, dal presidente Formigoni arrivano bordate all'attuale sistema scolastico, nazionale e unitario. Per la scuola, in Lombardia, si pensa a un "albo regionale" e a "docenti reclutati direttamente dagli istituti" che avranno la possibilità di vedere anche "aumenti di stipendio: chi fa di più potrà avere fino al 33 per cento in più, come per i dirigenti della Regione". Per trovare le risorse la soluzione è di nuovo sulla falsariga di quella per la sanità, nella quale "alcuni modernissimi ospedali" privati "sono stati inseriti nel sistema pubblico". Nell'istruzione dovrebbero essere le paritarie a fare decollare l'intero sistema pubblico. "E' la scuola - aggiunge Formigoni - che dovrà assumere gli insegnanti, una scuola che deve diventare di comunità con gli imprenditori e il territorio". Ci sarà "l'accreditamento delle scuole" come per gli ospedali, ma occorre coinvolgere anche "Confindustria, Confartigianato e Confagricoltura", che potranno "finanziare direttamente la scuola per programmi di qualità", portando "le loro richieste e le loro riforme". Un modello che è piuttosto difficile esportare al Sud, dove le attività industriali, ed economiche in generale, viaggiano a ritmi ridotti. |