Il caso

Presidi vincitori, ritirate la denuncia
contro il giornalista de "La Sicilia"

E’ notizia ormai risaputa. Alcuni presidi vincitori dell’ultimo concorso ds in Sicilia hanno querelato un famoso giornalista del quotidiano La Sicilia, nonché scrittore e autore di testi teatrali. Ma il problema non è la querela, il problema è la modalità di svolgimento dei fatti, che qui mi piace riassumere...

Silvana La Porta, da Aetnascuola.it, 8.4.2010

Dunque il 4 febbraio c.a. viene pubblicato sulla seconda pagina del giornale una delle quotidiane spigolature dell’articolista. L’argomento del pezzo non è il concorso ds in Sicilia; il focus è una preside di Gela che si immola meritoriamente per un problema accaduto nella sua scuola. A un certo punto il giornalista, probabilmente memore del clamore che il caso ha suscitato, cita i presidi vincitori in modo generico, senza nominarme alcuno, e li contrappone alla preside gelese. Fa quello che nelle spigolature in genere si fa: un riferimento, alla lontana, a un caso eclatante, roboante.

Lungi da lui la voglia di sbeffeggiare i vincitori, ancora più estranea la voglia di colpirli o diffamarli. Non sta facendo cronaca. Sta scrivendo una spigolatura e il caso assume un valore emblematico. Non conosce approfonditamente la vicenda nè può immaginare quali conseguenze avrà quella sua affermazione.

Le reazioni sono immediate. Qualche giorno dopo scrive al giornale il prof. Riccardo Occhipinti, presidente dell'Anp, affermando, sono sue testuali parole: “Ritengo che sia indispensabile che l'articolista porga subito le sue dovute scuse al folto stuolo di colleghi che hanno il solo torto di aver partecipato ad un concorso, affrontando tante difficoltà (preselezione, due scritti, un doppio colloquio, nove mesi di corso di formazione). In mancanza di tale atto di onestà intellettuale, per difendere l'onorabilità così pesantemente offesa di tanti colleghi, saremo costretti a valutare il ricorso alle vie di legge.”

La frase del prof. Occhipinti è chiara. Egli scrive a nome di tutti o di buona parte dei vincitori e chiede al giornalista un atto di “onestà intellettuale”: una bella qualità, una dote magnifica che rende bello chi la possiede (purtroppo pochi). Ritratti, dunque, le sue affrettate dichiarazioni, e nessuno adirà le vie legali. Così è scritto.

Bene, signori miei. Il giornalista riflette, si rende conto di avere esagerato nelle sue affermazioni, peraltro un unicum, in quanto mai egli in passato si era occupato della questione; si rende conto che ha colpito la sensibilità di persone già duramente fiaccate dagli eventi. E su La Sicilia del 23 febbraio pubblica un altro scritto in cui afferma: “In questa vicenda così complessa, io riconosco il torto di aver coinvolto nella mia foga polemica meritevoli e immeritevoli, e mi dolgo inoltre di avere infierito su persone duramente provate. Perciò, tralasciando insulti, intimidazioni e sciacallaggi, chiedo scusa a tutti i presidi che ritengano in buona coscienza di meritarlo. Il poeta latino Orazio rimprovera a Omero di dormicchiare ogni tanto. Se capitava di distrarsi al più sublime dei poeti, ciò può capitare anche ad un cronista.”

Il giornalista fa un atto coraggioso, perché a chiedere scusa ci vuole coraggio. Siamo esseri umani e possiamo sbagliare. Mostra grande onestà intellettuale e voglia di chiudere la questione, sottolineando la sua buona fede. Quante volte, in classe, noi che siamo educatori, e i presidi sono educatori supremi, diciamo ai ragazzi che il miglior modo per dimostrarsi pentito è chiedere scusa?

Ebbene. Il risultato è stato che i presidi hanno invece querelato, con ripetute querele, non una sola, il giornalista, provandolo fortemente, sottoponendolo a un iter accusatorio che non merita.

Dov’è dunque finita l’affermazione del prof. Occhipinti? Non era stato detto che, in caso di pubbliche scuse, si sarebbero ragionevolmente evitate le vie legali?

Voglio dunque fare un appello al buon senso nonché all’onestà intellettuale, qua è il caso di dirlo, di alcuni presidi vincitori, dei quali qualcuno conosco personalmente da anni e stimo: ritirate le querele nei confronti dell’articolista. Non le merita, non giovano al buon nome della scuola siciliana e creano solo malumori e un’aria di tensione insopportabili.

Rendiamo il clima più disteso e sereno. E ricordiamoci che vince sempre la coscienza pulita: “Prima di essere accusato devo essere in colpa, e se i miei nemici fossero venti volte più numerosi, e se ciascuno di essi avesse una potenza venti volte superiore, non potrebbero farmi nulla di male, finchè continuerò ad essere sincero, leale, innocente.”

E’ Shakespeare. Ma vale sempre in ogni tempo e in ogni luogo.