Scuola 26mila insegnanti saranno licenziati Mattia Nesti da New Notizie, 4-4-2010
Sarà una Pasqua amara, quella di oggi, per gli oltre 26mila insegnanti
delle scuole primarie e secondarie che dal prossimo anno non
potranno più svolgere regolarmente la loro professione; nel primo
incontro post-elettorale con le rappresentanze sindacali, infatti,
il ministero dell’Istruzione ha comunicato la sua intenzione di
lasciare a casa, per l’anno scolastico 2010-2011, 26.150 insegnanti
a partire dal prossimo settembre: 8700 nella scuola primaria, 3700
nella scuola media e 13750 nelle scuole superiori.
Le prime vittime delle decisioni del ministero di Trastevere,
naturalmente, saranno i docenti non di ruolo che per anni hanno
garantito il corretto svolgimento dell’anno scolastico firmando
contratti di lavoro di un anno, rinnovati poi a settembre dell’anno
successivo, avendo così gli stessi oneri di un qualunque insegnante
di ruolo e al tempo stesso molti meno diritti di quelli, già
preoccupantemente erosi, dei loro colleghi. Come già per i tagli del tanto contestato decreto 133 dell’estate 2008, inoltre, i licenziamenti, che di per sé molti giudicano evitabili, avverranno senza alcun principio di meritocrazia o di salvaguardia del funzionamento delle strutture dell’istruzione pubblica, ma con l’unico intento di recuperare dalla scuola e dagli investimenti per il futuro del Paese i soldi necessari alla sopravvivenza di un sistema socio economico fallimentare responsabile del corto circuito che ha condotto allo stato attuale di crisi. Non interessa nemmeno più, quindi, mascherare lo smantellamento della scuola pubblica dietro la falsa retorica della “scuola migliore”; non c’è più nemmeno la vergogna di operare apertamente secondo il principio di “meno scuola per tutti”. La Flc-Cgil Scuola fa sapere attraverso un comunicato che il prossimo 8 aprile si terrà un nuovo incontro dei rappresentanti sindacali con il ministro, mentre i Cobas Scuola annunciano, per i due mesi a venire, la costruzione di un movimento di opposizione che culmini, a giugno, in uno “sciopero degli scrutini”. |