Scuola

Precari contro le liste regionali:
addio prof competenti

Con ddl annunciato Gelmini prevarrà dialetto su bilinguismo Ue
"Volute da guastatori dell'istruzione travestiti da riformatori"

  ApCOM, 20.4.2010

Roma, 20 apr. (Apcom) - I precari della scuola respingono con forza il progetto, paventato dal ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, di introdurre a partire dal 2011 delle graduatorie regionali degli aspiranti docenti: lo considerano iniquo, ma anche una vera e propria "trappola del tutti contro tutti". A farsi promotore della contrarietà per l'annunciato provvedimento,da tempo rivendicato dalla Lega e che approderà presto in parlamento attraverso un ddl ad hoc, è Maristella Curreli, presidente dei Comitati insegnanti precari.

"Con questo sistema si creeranno - dice ad Apcom la leader di Cip - graduatorie non più imperniate su competenze ed esperienze ma sulle provenienze, non più sullo spessore culturale ma sulla ristrettezza e la pochezza dell'identità regionale. O, peggio ancora, provinciale. E giù giù, fino alla frazione, alla contrada, al bar o alla taverna".

Per i candidati all'insegnamento, in diversi casi in lista da attesa da anche vent'anni, come la stessa Curreli, con il modello auspicato dal ministro Gelmini "il dialetto diverrà prevalente rispetto al bilinguismo europeo, come la provenienza etnica e religiosa, come la casta o il censo. E il tutto - continua la rappresentante dei precari - in piena coerenza con la sottocultura dell'egoismo e dell'emarginazione contrapposta alla solidarietà e all'intercultura dell'integrazione e dell'internazionalizzazione".

Secondo il presidente dei Cip, una delle associazioni storiche nate proprio per difendere i diritti dei precari, l'attuazione di un ddl che riveda il reclutamento dei docenti favorendo, molto probabilmente con un punteggio maggiorato, i supplenti che svolgono servizio nella propria regione, non sarebbe una novità clamorosa: ma, piuttosto, solo la conferma della "miopia politica e pochezza intellettuale di una classe dirigente che manifesta sempre più spesso rancore verso gli insegnanti e la scuola pubblica".

I precari si sentono abbandonati: se il ddl annunciato dal ministro si trasformerà in legge, in decine di migliaia, soprattutto con origini del sud, rischierebbero di ritrovarsi in graduatoria scavalcati da colleghi molto più giovani ma che hanno il 'merito' di essere residenti nella regione dove operano.


Curreli è convinta che un modello di questo genere è stato avallato da "guastatori dell'istruzione, travestiti da riformatori, che invece di governare con lungimiranza e saggezza, cercano solo di raccattare consensi immediati e meschini. E lo fanno introducendo, ad arte, fattori di controversia e di disturbo. Così smantellano le garanzie didattiche, dequalificano il sistema formativo, delegittimano i docenti e attentano alla loro libertà d'insegnamento, falciando le cattedre e sequestrando a casa i precari".

Per i Cip, quella dei precari sarebbe solo l'ultima di una serie di manovre tese a dequalificare la scuola pubblica: "questo governo - sottolinea la presidente dei Cip - sottrae anche gli studenti il diritto al domani, alla leale competizione e alla valorizzazione dei meriti. Agli handicappati revoca il diritto al sostegno, a tutti espropria il diritto al maggior tempo ed al pluralismo didattico e culturale, sopprime le sperimentazioni e riduce gli indirizzi, le materie e la pluralità dell'offerta formativa".

"È un governo, il nostro, che - continua - taglia i fondi per la manutenzione e la messa in sicurezza degli edifici, dirotta le risorse occorrenti alla gestione ordinaria della scuola pubblica verso diplomifici ed istituti religiosi per mera contropartita elettorale". Per la rappresentante dell'associazione, il pericolo, ora, è che tra i tantissimi precari della scuola (300mila solo tra i docenti) si inneschi una sorta di 'guerra civile' con l'unico obiettivo di salvaguardare il proprio posto di lavoro.

"Ora ci si può accapigliare tra precari posizionati da una parte o dall'altra della penisola, di qua o di là di questo o quel provvedimento spacca-precari. Tra chi sta con la regione a chissà quale titolo e chi sta con lo stato con tutti i titoli. Tra chi ha tanta esperienza e chi ha il diritto di farsela, tra chi racimola pochi euro con lo spezzone e chi con l'indennità di disoccupazione, tra chi sta a casa col sussidio e chi fa presidio sui pochi cornicioni ancora liberi. Ma il vero dramma è che noi precari non facciamo più notizia così come la scuola non suscita più interesse".

Anche il cosiddetto 'decreto salva-precari', di cui nel corso di questo a.s. hanno usufruito circa 20mila supplenti rimasti senza contratto a seguito dei tagli, viene considerato fallimentare, ma in pochi l'hanno detto perché ormai viviamo "un Paese che non ha più la capacità d'indignarsi: chi governa - sostiene la leader di Comitati insegnanti precari - ha destinato degli ammortizzatori capaci d'innescare degli autentici detonatori sociali in cui tutti sono contro tutti. I giovani contro i vecchi, questa disciplina contro le altre. Ed ora si aggiungerà - conclude Curreli - quel luogo contro il resto d'Italia".