L'intervento

scuola, il nodo ore

 Pasquale Almirante La Sicilia, 1.8.2010

Lo Snals-Confsal, il sindacato autonomo della scuola, ha ottenuto una importante vittoria legale che, se rischia di stravolgere i bilanci del Miur, potrebbe però dare una boccata di ossigeno a una nutrita schiera di docenti in parte licenziati e in parte trasferiti. Il Tar del Lazio ha accolto infatti l'istanza con cui viene richiesto il ripristino di tutte le ore di insegnamento nelle seconde, terze e quarte classi degli istituiti tecnici e professionali che passerebbero di nuovo alle originarie 36 dalle 32 ore imposte dal riordino della Gelmini che ha glissato il perfino il patto, all'atto della iscrizione, fra utenza e scuola.

Un patto sottoscritto non solo su quel monte ore ma anche per quelle materie che sono state invece ridotte per fare cassa e non per migliorare l'offerta formativa.

Lo Snals, dunque, non solo ha messo in evidenza questa contraddizione ma ha fatto pure rilevare che il Consiglio nazionale della pubblica istruzione non si è ancora espresso su questa materia. Per cui, in attesa del suo parere, tutto dovrebbe ritornare come prima.

Semplice ripristino della legalità, se non fosse che tutte le operazioni di trasferimento e di nomina sono state avviate tenendo conto della riforma, compresi gli stanziamenti al Miur che, se la sentenza del Tar diventasse esecutiva, dovrebbe rivedere tutte le nomine e soprattutto trovare i soldi per pagare quei docenti, precari annuali, che sono stati licenziati a causa della riduzione degli orari: dove prendere i fondi? Escluso che il Tesoro possa rimpinguare, c'è solo una possibilità: quei famosi risparmi che inizialmente erano stati promessi per premiare gli insegnanti meritevoli e che poi, sotto la sferza della Finanziaria, furono ripromessi, su impegno di Tremonti, per non toccare gli aumenti legati agli scatti di anzianità dirottati per altri scopi. Un tesoretto che però ha molti predoni perché a questo punto non si sa chi ne potrà beneficiare, dovendo scegliere se pagare gli aumenti del gradone settennale oppure i professori che sarà costretto a richiamare. Per disinnescare la trappola, il Miur dovrebbe ottenere al più presto il parere, sicuramente negativo, del Consiglio nazionale della pubblica istruzione e subito dopo appellarsi al Consiglio di Stato.