Lo studio Invalsi sugli esami di terza media. Migliorano i risultati in italiano e matematica

Mario Baudino La Stampa, 5.8.2010

La novità è importante: agli esami di terza si è copiato meno che un anno fa e i ragazzi non sono ignoranti come si pensa. E’ questa la fotografia della scuola che emerge dal rapporto Invalsi sulla prova che, per la terza volta, ha accompagnato gli studenti della scuola media all’appuntamento finale, entrando anche come elemento di valutazione per il voto.

I risultati sono abbastanza confortanti, e i professori, questa volta, non hanno lasciato correre. Sono crollati quegli atteggiamenti «opportunistici» che sembravano una caratteristica della scuola italiana e tante polemiche hanno provocato, anche recentissime.

L’ente che certifica il livello di preparazione dei nostri ragazzi ha studiato ovviamente un campione dei risultati, molto rappresentativo perché si tratta di 25mila e 600 alunni su 585 mila, ma il panorama che ne risulta è considerato non solo attendibile: per una volta, è persino promettente. Resta il divario fra il Nord e il Sud, con il centro a metà strada, resta la considerazione che dove maggiore è l’ingiustizia sociale, e quindi la distanza fra ricchi e poveri, maggiore è la diseguaglianza dei risultati, da studente a studente e anche da scuola a scuola. Restano i problemi di sempre, però si intuiscono altri orizzonti. La scuola è forse meno malata di quanto si tenda a credere. In certi casi, anzi, sta benissimo. E, ripetiamolo perché fa piacere, i ragazzi sono meno somari di come li si dipinge: anche se poco più della metà, per esempio, hanno risposto bene nella prova italiano, basata su una pagina di Francesco Piccolo, a una delle domande che dovevano verificare la comprensione del testo.

L’Italiano

Bisognava decidere se nella frase «quell’anno il pomeriggio del 1° luglio passò invano, ero inquieto, continuavo ad andare dalla mia stanza al balcone», l’avverbio «invano» poteva essere sostituito con «angosciosamente», «faticosamente», «lentamente» o «inutilmente»; il 57,7% degli esaminandi ha tracciato senza esitare un segno sulla quarta casella, com’è ovvio. Ma forse a causa di un certo esistenzialismo adolescenziale, un 20% è andato dritto su «angosciosamente». E’ un piccolo esempio, che però sembra rappresentare la media generale: perché nel complesso gli studenti hanno risposto bene al 60% delle domande d’italiano, e anzi i risultati migliori si sono avuti nei quesiti di grammatica. Vale quel che già l’Invalsi aveva certificato nell’inchiesta sui liceali diffusa a giugno: la conoscenza della lingua dipende molto dall’ambiente sociale, dalla famiglia, alle frequentazioni. Quella della grammatica è strettamente connessa all’efficacia dell’insegnamento scolastico.

La matematica
Lo stesso avviene per la matematica (seconda prova): la quota di risposte corrette è più bassa (51%), ma se si decide di non formulare giudizi su questo livello medio, che potrebbe anche essere guardato con una certa severità, il risultato più interessante è che non ci sono grandi variazioni da scuola a scuola, e neanche da una regione all’altra. Va aggiunto che, curiosamente, i nostri figli vanno maluccio in geometria, e molto meglio ad esempio in settori come la misura, i dati e le previsioni.

Nord e Sud
Il divario rimane e conferma tutte le analisi precedenti. Le regioni meridionali sono sotto di cinque punti rispetto alla media nazionale, quelle del Nord la superano di quattro. Ci sono però molti Sud: Abruzzo, Molise, Basilicata e Sardegna non si allontanano dalla media nazionale, mentre Calabria, Campagna e Sicilia hanno risultati decisamente preoccupanti, con la Puglia a metà strada. Il Meridione ha una situazione frastagliata, a macchia di leopardo, e questo significa però che ci sono grandi possibilità di crescita; non è un sistema bloccato, forse non è neanche un sistema ma una situazione ancora confusa, che può evolversi. La Campania in un anno ha per esempio incrementato moltissimo i suoi risultati in matematica, mentre la Toscana ha perso punti. Le distanze aumentano invece per l’italiano: il Nord avanza, il Sud indietreggia, salvo Puglia e Abruzzo.

I voti
La prova nazionale dell’Invalsi è standardizzata, mentre ovviamente i voti dell’esame dipendono dai membri della commissione esaminatrici. Trasferita in decimi, «promuove» più della metà dei ragazzi, e un terzo con valutazioni eccellenti (da 8 a 10), ma ne «boccia» parecchi. Questo non significa che le commissioni siano state di manica larga, perché i criteri sono necessariamente diversi.
Il mondo della scuola (chissà, probabilmente anche a causa dello spauracchio Invalsi) si è impegnato a fondo, con risultati migliori di un anno fa, anche se non sono quantificabili, perché tutti questi punteggi fanno riferimento alla media nazionale che ne emerge, e non a prove precedenti. Il crollo dei «comportamenti opportunistici» è però la spia di una reazione forte: quest’anno non si sono fatti regali. Basta per mettere a tacere la polemica di un gruppo di presidi del Nord contro le «lodi facili» della maturità di quest’anno al Sud?
Difficile rispondere. Quel che è certo, spiegano all’Invalsi, è che in una situazione di grande diseguaglianza nei risultati, gli studenti bravi, sostenuti dai loro insegnanti, eccellono. E del resto, come prendere le misure a una lode?