Scuole, arriva il menù del ministero
Poca pizza, sì a frutta e legumi

Pizza o lasagna una volta a settimana al posto della pietanza
Salumi solo due volte al mese: è il vademecum del ministero

 Il Messaggero, 1.8.2010

ROMA (29 luglio) - Via libera del Senato al ddl Gelmini di riforma dell'Università, che passa ora all'esame della Camera. I voti a favore sono stati 152, contrari 94, e 1 astenuto. «Voglio esprimere grande soddisfazione per l'approvazione del ddl sull'università - dice il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini - Si tratta di un evento epocale che rivoluziona i nostri atenei e che permette all'Italia di tornare a sperare. L'università sarà più meritocratica, trasparente, competitiva e internazionale. Il ddl segna la fine delle vecchie logiche corporative: sarà premiato solo chi se lo merita». Secondo il ministro l'approvazione di questo provvedimento «costituisce la base per il rilancio del sistema universitario italiano. Finalmente si potrà competere con le grandi realtà internazionali».

Per il primo via libera dal Senato al ddl Gelmini la maggioranza si è allargata perchè ai voti del centrodestra si sono aggiunti quelli dei tre senatori dell'Alleanza per l'Italia di Francesco Rutelli e i due senatori della Svp, forze tradizionalmente all'opposizione.

Mariastella Gelmini ha sottolineato come il provvedimento abbia raccolto consensi anche nell'opposizione: «E' importante che una parte dell'opposizione, come Rutelli e l'Api, abbia votato a favore del provvedimento. Questa è la dimostrazione che, sui grandi temi del riformismo, maggioranza e opposizione possono lavorare insieme per modernizzare il Paese».

Le opposizioni: riforma velleitaria, è un'implosione dell'università. Di avviso ovviamente diverso le opposizioni. Accomunate tutte, Pd, Idv e Udc, dalla stessa denuncia contro un ddl giudicato velleitario e privo di risorse. Il senatore dell'Idv Francesco Pardi ha parlato di un progetto «non di riforma, ma di implosione delle strutture universitarie». Sulla stessa linea il senatore dell'Udc Gianpiero D'Alia, che nel testo ha visto niente più che «l'apprezzabile tentativo di incidere sul sistema dell'alta formazione attraverso una serie di "vorrei ma non posso" per l'assenza di risorse e per la impossibilità di abbattere le forti resistenze interne al mondo sindacale e baronale dell'università». Per Luigi Zanda, vicecapogruppo del Pd a Palazzo Madama, è «presuntuoso chiamare questa una riforma dell'università, visto che impedisce a un'intera generazione di partecipare alla ricerca universitaria e mette il Paese a margini della sfida internazionale». Di altro avviso il giudizio di Francesco Rutelli. «Una riforma - ha spiegato - che, seppur con i suoi limiti, migliora l'università». Rutelli ha spiegato di cogliere «la qualità del provvedimento e di volerne dunque promuovere le potenzialità nell'interesse generale del Paese».