L'Isfol quantifica 117 mila ragazzi dispersi.
Record di abbandoni al Sud di Emanuela Micucci ItaliaOggi, 3.8.2010 Disorientati nella scelta del percorso di studio e con esperienze formative frammentate. Ma che possono essere sostenuti e recuperati con successo nei percorsi triennali di istruzione e formazione. È la fotografia degli adolescenti a rischio dispersione scolastica scattata dall'Isfol nel IX Rapporto di monitoraggio del diritto-dovere, appena pubblicato (ww.isfol.it). Condotto per conto del ministero del lavoro sulle azioni realizzate nel 2008 in Italia a favore del successo formativo per i giovani tra i 14 e i 17 anni, lo studio registra oltre 117 mila ragazzi, il 5%, fuori dai percorsi formativi. Un numero consistente, anche se in leggero calo, e concentrato (quasi l'80%) in licei, tecnici e professionali. Mentre solo lo 0.5% è nella formazione in apprendistato. Oltre un disperso su 3, 71 mila giovani, si trova al Sud. Invece, al Nord-Ovest Nord la quota di dispersi è il 4,5%, appena l'1,7% al Nord-Est. Si conferma, quindi, il forte divario tra Centro-Nord e Sud «sia per il numero di dispersi», spiega Emmanuele Crispolti, ricercatore Isfol, «sia sotto il profilo dei servizi perché proprio al Sud, dove ci sono maggiori abbandoni, i centri per l'impiego svolgono minori azioni di orientamento e di tutoraggio e ci sono meno anagrafi» (in 15 su 40 province, il 37,5%). Mentre al Centro-Nord è significativa la presenza delle anagrafi (in 52 su 69 province, il 75%) e, soprattutto al Centro, dei servizi dei centro dell'impiego. Oltre la metà delle amministrazioni regionali (14) dispone di una propria anagrafe, 4 in più (Valle d'Aosta, Marche, Umbria, Campania) rispetto alla precedente rilevazione (2007). Tuttavia è insufficiente lo stato di avanzamento dei sistemi informativi. Anche al Centro-Nord. Dove le anagrafi dispongano di un rilavante numero di informazioni ma i sistemi non sono ancora a regime e non prevedono trasmissioni stabili dei nominativi dei dispersi ai centri per l'impiego per l'avvio delle azioni di recupero dei giovani. La carenza di informazioni riguarda anche il 60% dei centri per l'impiego, nel 14,5% dei quali addirittura manca un tutor. Al primo posto tra gli strumenti per il sostengono dei ragazzi a rischio, i percorsi triennali di istruzione e formazione, ridisegnati a partire dall'accordo del 19 giugno 2003 secondo 5 macrotipologie che li rendono flessibili alle esigenze del territorio e degli allievi. Risultato: l'aumento del 9,5% delle iscrizioni nel 2008 e una crescita della domanda di personale da parte delle aziende che dal 2009 preferiscono attingere dal bacino della formazione professionale piuttosto che dall'istruzione professionale. «Emerge un problema nuovo rispetto agli altri anni», prosegue Crispolti, «ovvero l'orientamento delle famiglie e dei giovani nella scelta dei percorsi del secondo ciclo, necessario per abbassare il tasso di ragazzi che cambiano percorso o abbandonano dopo il primo anno». Primo passo: diffondere servizi orientativi nelle scuole. Poi, indirizzare azioni orientativi per gli insegnati delle medie che sono il filtro tra famiglia e scelta scolastica. Quindi, iniziare «una rivoluzione culturale» contro i pregiudizi sui saperi tecnico-professionali. |