Ora di religione/2.
Gelmini al centro delle polemiche

da Tuttoscuola, 19 settembre 2009

Il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, ha detto subito con chiarezza di condividere la posizione della Congregazione vaticana per l'educazione cattolica: "Credo che nel nostro paese si svolga regolarmente l'ora di religione e credo che debba essere non l'ora di catechismo ma l'ora in cui si insegna la religione cattolica. La posizione espressa dalla Congregazione vaticana è assolutamente condivisibile".

Questa netta presa di posizione ha sollevato le immediate critiche non solo dei radicali, ma anche dei socialisti dell'iperlaico PS di Nencini e di esponenti della sinistra cosiddetta radicale, con argomenti e toni di un'asprezza inusitata.

Per i radicali "vengono allo scoperto le reali intenzioni dei due poteri (il Vaticano e il MIUR, ndr): far rientrare dalla finestra ciò che era uscito dalla porta principale, reintrodurre cioè in maniera sempre più ufficiale, oltre che di fatto, l'insegnamento di una religione, quella cattolica, nelle scuole pubbliche, in spregio agli accordi vigenti e alla sempre più mutata composizione multietnica e multiculturale della società".

Secondo Alessandro Pignatiello, coordinatore della segreteria nazionale del Pdci, "in uno Stato serio, e laico, l'ora di religione non dovrebbe nemmeno esistere. Al limite, come avviene nelle 'nuove regolamentazioni civili' di alcuni Paesi, si potrebbe prevedere l'insegnamento del fatto religioso di natura multi-confessionale o di etica e cultura religiosa". Sarebbe grave, conclude l'esponente del Pdci, "se il ministro Gelmini barattasse la laicità dello Stato sull'altare della perdonanza del premier".