La Gelmini difende la "sua" riforma
darà suoi frutti nel medio termine

 la Repubblica 28.9.2009

ROMA
È «assolutamente» convinta della bontà della “sua” riforma della scuola che darà i suoi frutti «nel medio periodo». Il ministro della pubblica istruzione, Mariastella Gelmini, intervistata durante il programma “Mattino Cinque” difende a tutto campo la riforma che trova nel maestro unico il suo cardine. La seconda novità riguarda le scuole superiori e prevede che per essere ammessi all’esame di maturità sia necessario avere la sufficienza in tutte le materie, e non basterà, dunque, la sola media del sei.

Tra le novità, per la prima volta, verrà segnalato al genitore con un sms quando l’alunno non sarà presente in classe. Educazione fisica da quest’anno vale come materia, e il suo voto fa media con le altre. Infine, la pagella rimarrà quella tradizionale, su carta, ma le scuole potranno pubblicarne una anche sul proprio sito web.

Il ministro Gelmini si dice «assolutamente» convinta sulla scelta della introduzione del maestro unico. «Continuo a pensare che sia una scelta che ci allinea all’Europa, poiché il modulo della presenza di più insegnanti su un’unica classe era una anomalia tutta italiana; inoltre il bambino, nei primi anni della sua esperienza scolastica, ha bisogno di un unico punto di riferimento, di una guida. Questo concetto è compatibile con la figura dell’insegnante prevalente, che potrà essere affiancato dall'insegnate di religione o di lingua straniera».

Sulla reintroduzione del voto in condotta, il ministro afferma: «Se c'è un principio che accompagna la riforma nel suo complesso è la volontà che a scuola si torni ad educare; noi vogliamo ribadire la funzione educativa della scuola. Anche il Santo Padre, 2 anni fa, aveva evocato l’emergenza educativa, e la necessità di interrogarsi sulla funzione fondamentale della scuola. A scuola - sottolinea - occorre mettere al centro lo studente, la sua persona, e questo significa attenzione alle singole discipline, all'apprendimento dei saperi, ma anche ai comportamenti».

«Le riforme nella scuola - ha poi continuato - hanno effetto nel medio periodo, ma certamente un ritorno alle serietà, al rigore, ma anche alla valutazione dei comportamenti, sono elementi positivi che le famiglie, anche come emerge da recenti sondaggi, vedono in maniera utile per la crescita dei propri figli e credo sia anche un atto dovuto, perché se non si impara a scuola la valenza della nostra Costituzione e come ci si comporta in una comunità, credo che poi da adulti sia difficile colmare queste lacune».

Il ministro ha poi aggiunto: «Con il ministro Sacconi abbiamo presentato una proposta nella quale io credo molto, ovvero un' avvicinamento, una integrazione tra il mondo dell’apprendimento e il mondo del lavoro, perché non è possibile che l’offerta formativa sia costruita sulla base di un aumento del numero delle cattedre, di una moltiplicazione degli insegnamenti. Questo vale sia per la scuola che per l’università».

Il tema dell'immigrazione e, soprattutto, di come integrare nelle scuole gli studenti immigrati, è un tema molto delicato: «Ancora una volta, - ha detto Gelmini - si commette l’errore di affrontare il problema in termini ideologici. È l’esperienza che ci suggerisce l’introduzione di un tetto del 30% perché quelle sono le condizioni ideali per trovare un equilibrio tra la presenza di studenti italiani e studenti immigrati e favorire, quindi, le condizioni dell’integrazione».

«L’importante è trovare un equilibrio e il 30% è un punto di riferimento che, nei fatti, si è dimostrato ideale - ha sottolineato - per favorire una crescita e una didattica migliore all’interno della stessa classe. Non esiste integrazione se questi ragazzi non vengono messi nella condizione di conoscere la lingua italiana».