Anagrafe delle prestazioni: di R.P. La Tecnica della Scuola, 26.9.2009 Lo dichiara il Dipartimento della Funzione pubblica che ammette implicitamente che il sistema informativo non è adatto a raccogliere i dati delle scuole. Finalmente - a distanza di almeno 8 anni dalla istituzione della cosiddetta “Anagrafe delle prestazioni” - il Dipartimento della Funzione pubblica ammette che nel comparto scuola le modalità della rilevazione dei dati vanno riviste. L’Anagrafe venne istituita nel 2001, secondo quanto previsto dall’articolo 53 del decreto l.vo 165/2001 e doveva servire per disporre di un elenco aggiornato degli incarichi conferiti da ogni amministrazione statale a dipendenti di altre amministrazioni, anche allo scopo di tenere sotto controllo eventuali situazioni di incompatibilità. In questi giorni nel sito del Dipartimento viene pubblicato l’elenco delle Amministrazioni inadempienti, con questa annotazione: “Per quanto riguarda il comparto Scuola, vista l'enorme mole dei dati e la disomogeneità e incompletezza delle anagrafiche comunicate dalle amministrazioni, gli elenchi necessitano di un controllo manuale e per tale motivo non sono stati pubblicati in questa sede”. Tradotta dal gergo burocratico, l’annotazione ha un significato abbastanza chiaro: le istituzioni scolastiche sono tante e ognuna ha inserito i dati seguendo un proprio criterio; quindi i dati non sono omogenei e sono difficilmente comparabili e alle volte addirittura incomprensibili. Scorrendo gli elenchi degli anni passati, per esempio, si era visto che molte scuole hanno l’abitudine di inserire a sistema anche i contratti stipulati con liberi professionisti o addirittura le convenzioni con associazioni culturali e sportive che, invece, non hanno motivo per essere inserite nel data-base delle prestazioni. Non è la prima volta che l’applicazione alla scuola di una norma di carattere generale crea difficoltà e dubbi interpretativi. Basti pensare all’obbligo che le scuole hanno di comunicare ai Centri per l’impiego i dati dei contratti stipulati con il personale a tempo determinato. La norma era stata studiata per il settore privato, per evitare il “lavoro nero”. Nel comparto scuola tale comunicazione è del tutto superflua dal momento che pagare “in nero” il personale precario non è tecnicamente possibile. Il Dipartimento della Funzione pubblica si è ora accorto della difficoltà di creare un archivio leggibile ed efficace delle prestazioni del personale del comparto scuola. Non sarebbe quindi male se – in tempi rapidi – il Ministero di Renato Brunetta provvedesse ad emanare qualche indicazione operativa per consentire alle scuole di adempiere alla legge senza troppe perdite di tempo. |