I conti in tasca alla Gelmini

Qualcuno dovrebbe spiegare alla signora Maria Stella Gelmini, diventata ministro della pubblica istruzione per volontà di Dio e degli uomini (quelli del Pdl), che scopo principale del suo alto incarico dovrebbe essere il miglioramento complessivo della Scuola (culturale, etico, edilizio), anche in una visione più dignitosa ed economicamente adeguata dell’insegnamento.

di Fausto Pezzato da Il Corriere del Veneto, 18.10.2009

Qualcuno dovrebbe spiegare alla signora Maria Stella Gelmini, diventata ministro della pubblica istruzione per volontà di Dio e degli uomini (quelli del Pdl), che scopo principale del suo alto incarico dovrebbe essere il miglioramento complessivo della Scuola (culturale, etico, edilizio), anche in una visione più dignitosa ed economicamente adeguata dell’insegnamento.

Non dovrebbe mirare, invece, a uno spietato contenimento dei costi, anche quando causano un palese deterioramento della qualità e offrono di questa istituzione fondamentale l’immagine di un ente (quasi) inutile. Purtroppo, ogni volta che il nome del ministro compare sulla stampa o in tv vengono annunciati nuovi tagli, ulteriori sforbiciate agli stanziamenti, crudeli risparmi. L’assessore alle politiche scolastiche di Padova, Claudio Piron, come altri suoi colleghi in tutta Italia, lamenta gli effetti che la strategia gelminiana sta producendo col limite invalicabile dei «25 alunni 25» per classe: da un lato esso moltiplica le classi medesime, dall’altro produce eccezioni (27 alunni) secondo la legge della Fisica sulla compressione dei corpi.

«Aule sovraffollate per i tagli della Gelmini », titolava ieri il Corriere su una dichiarazione di Piron riferita a quanto sta accadendo nelle scuole medie della nostra città. Se, per propria inclinazione o per crudele necessità, il ruolo prioritario del ministro della Pi è quello di spendere il meno possibile, non si capisce perché la scuola non venga trasferita al ministero del Tesoro. Se le ristrettezze finanziarie (ma in troppi casi politica e burocrazia sprecano il denaro pubblico) sono l’unico ambito d’azione di ogni ministero, tanto vale reclutare un plotone di bravi ragionieri. La sensazione, invece, è che spesso i tagli abbiano un senso politico-ideologico e servano a compensare il cattivo uso che in altri luoghi e circostanze si fa dei nostri quattrini.

E’ chiaro che anche 25 alunni per classe sono troppi se vogliamo fornire loro della qualità e non della quantità. Basta ascoltare l’opinione di un buon insegnante per rendersene conto. Ecco, si vorrebbe che la signora Maria Stella, che dedica le sue giornate ai bilanci e considera le cattedre come pedine secondarie nella sua scacchiera, dimostrasse che la nomina a ministro della Pi non è dovuta soltanto a competenze accessorie ma anche, e prevalentemente, a un talento specifico. Ne sarebbero felici molti travet che alla scuola dedicano (per pochi soldi) le loro esistenze, e moltissimi genitori.

Anzi, l’intero Paese avrebbe di che rallegrarsene, visto che in quelle aule si sta giocando, fra l’altro, il nostro futuro. Forse una scuola migliore farebbe cessare anche l’emorragia di cervelli che, col «pezzo di carta» in bocca, scappano all’estero.