I precari a caccia di punti,
anche a pagamento

Pasquale Almirante, La Sicilia 25.10.2009

Al di là delle questioni sorte intorno ai precari e dei tentativi, sia di contenerne la deriva e sia di strumentalizzarli, ci sono delle risultanze che a dir poco fanno raccapriccio. Intanto un censimento preciso dello loro quantità non è dato sapere, tra numeri del Miur e numeri del sindacato, mentre tra le due fasce navigano diverse tipologie e opzioni di precari, uniti però tutti dal comune obiettivo di acchiappare punti. A parte i falsari, c'è anche un plotone che fa surf sui master a pagamento, o via internet o via corsi serali, che stanno risultando dei riscoperti campi dei miracoli, dove basta seppellire dai 2mila ai 500 euro e si ottiene un titolo che consente punti spendibili per scalare le scivolose graduatorie. Un business che da un lato prosciuga soldi ai professori in cerca d'una nomina e dall'altro ingrassa i gestori dei corsi. Ma non finisce qui il gorgo di euro attorno a questa categoria di docenti. Uno studio della Uil ha fatto i calcoli, non solo sui costi complessivi dei master o delle specializzazioni, ma anche su quelli che impinguano gli uffici dei legali che tra ricorsi e impugnative, raggiungono cifre ragguardevoli pari a oltre 638mila euro, considerando 100 euro a ricorso per i 6.381 notificati quest'anno al Miur.

Se la caccia al punto, attraverso i vari marchingegni riconosciuti dalla Stato può essere un po' giustificata, assurda rimane la spesa per il Tar o il Cga, la cui ultima sentenza sulle graduatorie a pettine è stata superata da un decreto che ha rimesso tutto in ordine: soldi e tempo spesi invano. E di quanto sia vano anche questo ministero gelminiano si evince dal batacchio propagandistico che ha messo alla nuova disciplina Cittadinanza e costituzione, per arginare il bullismo, si è detto, e per formare nei giovani lo spirito di Patria, in vista pure del 150^ anniversario dell'Unità. Ebbene la disciplina, nonostante la raccomandazione del Parlamento Europeo, non esiste, o almeno potrebbe esistere solo come sperimentazione e infatti è stata inserita, non aggiunta come viene detto, nell'area storico-geografica, esattamente con lo stesso valore che aveva l'educazione civica. D'altra parte per aggiungerla come materia occorrevano soldi per la formazione dei docenti e pure norme per definire contenuti, titoli per insegnarla e modalità. Come mai questa chiarificazione non è stata data dalla ministra con similare batacchio campanario?