Religione islamica a scuola,
Bagnasco: non fa parte della nostra cultura.
Casini: proports generosa, ma avventata.
Calderoli: una mattata
il
Mattino di Napoli, 18.10.2009
ROMA (18
ottobre) - Il presidente della Conferenza episcopale italiana,
cardinale Angelo Bagnasco, boccia la
proposta di introdurre a scuola l'ora di religione islamica del
viceministro Adolfo Urso. «L'ora di religione cattolica, nelle
scuole di Stato -dice il
presidente della Cei in un'intervista al Corriere della Sera -
si giustifica in base all'articolo 9 del Concordato, in quanto essa
è parte integrante della nostra storia e della nostra cultura. La
conoscenza del fatto religioso cattolico è condizione
indispensabile per la comprensione della nostra cultura e per una
convivenza più consapevole e responsabile, ma non mi pare che l'ora
di religione ipotizzata corrisponda a questa ragionevole e
riconosciuta motivazione».
Casini: generosa ma forse avventata la
proposta di Urso. «In Italia deve essere chiaro per tutti
che la libertà religiosa va garantita indipendentemente dalle scelte
di fede - dice il leader Udc Pier Ferdinando Casini - Ciascuno deve
essere libero di professare la propria fede, secondo un principio
acquisito di civiltà. Le istituzioni pubbliche, a partire dalla
scuola nell'ora di religione, devono invece valorizzare l'identità
cristiana del nostro Paese, minimo comune denominatore che unisce
tutti gli italiani, credenti e non credenti. Il presupposto per
un'accoglienza libera e aperta è quello di non dimenticare chi
siamo, da dove veniamo e soprattutto dove vogliamo andare. Per
questo l'idea dell'onorevole Urso è senz'altro generosa, ma rischia
di essere avventata».
Roberto Calderoli, ministro per
la Semplificazione normativa boccia la proposta: «Mi sembra una
mattata di cui non abbiamo bisogno». «Noi abbiamo l'ora di religione
cattolica, come prevede la Costituzione». Calderoli ribadisce la
necessità di «studiare la nostra storia e la nostra cultura». Il
ministro leghista precisa che non indosserebbe più la maglietta
anti-islam ( quel gesto- spiega - era figlio di un certo momento
storico). Ma sostiene con forza che non è possibile venire incontro
a chi non adotta criteri di «reciprocita», a chi all'estero «non
riconosce i nostri diritti» e attacca i cattolici fino alla
«crocifissione». «Lo studio della religione islamica orienterebbe
verso una cultura e forme di integralismo che non ci appartengono»,
conclude.
«La nostra risposta si riassume in quattro fermissimi no» dice il
sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla
famiglia, sen. Carlo Giovanardi. «Il primo no - ha detto Giovanardi
- perché in Italia il problema è di integrare e non di ghettizzare i
giovani mussulmani extracomunitari; perché non si può diventare
cittadini italiani senza conoscere la nostra storia e la nostra
cultura che è intrisa di cristianesimo; perché non si saprebbe quale
islam fare entrare nelle scuole, se quello sciita o sunnita o
halawita eccetera. Il quarto no perché si dovrebbe dare diritto
d'accesso nella scuola pubblica ad insegnanti di tutte le religioni
degli extracomunitari, un'idea impraticabile nei fatti e
controproducente per i processi di integrazione».
No anche da Italo Bocchino che
considera la proposta «palesemente non percorribile sia a causa di
quanto previsto dal Concordato sia per ragioni culturali ed
organizzative».