Oltre il lecito Sandro Mattiazzi e Andreina Mezzacapo, 31.10.2009 «Visto che qualcuno non ha capito la lezione, allora per colpa di quel qualcuno alzerò le ore di reperibilità in caso di malattia, portandole a sette (9/13 15/18); non a nove (ancora), ma a sette, così impareranno!!» Più o meno è questa l’esternazione del ministro alla funzione pubblica Brunetta trasmessa via tivù: un ministro alterato (visibilmente alterato) che si indigna contro gli “ammalati” saliti a più 24% da agosto; è evidente, aggiunge il ministro che questa cifra non può essere giustificata dal problema dell’influenza, ma è evidente che ciò sta a significare assenteismo e, ovviamente, sta a significare mendaci e compiacenti certificati medici. Ecco quindi il suo decreto, onde rimettere le cose al loro posto, con le buone o con le cattive (unica scelta metodologica del ministro). Ora non solo noi comunissimi salariati subalterni del pubblico dobbiamo fare i conti con la evidente crisi economica dovuta anche alla pochezza dei nostri stipendi (e a proposito di crisi a noi subalterni è sfuggita una presunta ripresa dell’economia e di conseguenza ci è sfuggito il fatto che il peggio sia passato), dobbiamo anche subire le isterie di un ministro che vede la soluzione per l’efficienza e produttività nel pubblico impiego, nell’idea di aumentare le trattenute per malattia e aumentare la reperibilità per le visite fiscali. Il Ministro non solo continua ad usare ed abusare di toni ed epiteti offensivi verso i “subalterni”, ma reagisce anche come un padre-padrone stizzito dai comportamenti dei suoi figli-lavoratori sentendosi quindi legittimato ad atteggiamenti rigidamente autoritari. Insomma, in altri termini si è andati oltre il lecito. E’ già difficile vivere,(ripetiamo) senza che si debba aver l’incubo di un ministro il quale pensa seriamente (e trova ascolto purtroppo attraverso la banale demagogia con la quale affronta ed espone le questioni) di risolvere il problema del lavoro nel pubblico attraverso la “criminalizzazione” della malattia e dei medici che la diagnosticano; attraverso una restrittiva reperibilità per i malati, e attraverso una soluzione fondata totalmente nel merito lavorativo; concetto tanto oscuro quanto pericoloso nel senso che se viene lasciato come unica possibilità di maggiorazione salariale senza prima aver ragionato a fondo sulla necessità di aumenti stipendiali si rischia di far nascere tremende lotte intestine tra lavoratori dello stesso comparto (o è proprio questo l’intento del Ministro?) per essere poi in ogni caso alla mercé di quegli arbitri (chi?) i quali il merito lo dovranno attribuire (con quali criteri?). Avrebbe fatto bene il ministro Brunetta a porre mano ad una struttura lavorativa del pubblico impiego sclerotizzata su rigide gerarchie funzionali al “cerchio chiuso” e ad una burocrazia la quale proprio su queste gerarchie si appoggia: avrebbe fatto bene il ministro Brunetta a coinvolgere e motivare maggiormente la schiera di “impiegati” spessissimo sviliti da remunerazioni inadeguate e ai tempi e al loro lavoro e da pochissima considerazione individuale; avrebbe fatto bene il ministro Brunetta a rivedere le modalità attraverso le quali si determinano all’interno del pubblico impiego ruoli di “potere” e di “controllo”; avrebbe fatto bene il ministro Brunetta a pensarci attentamente prima di accusare a destra e a manca poiché spesso ciò che si dice (specie se dettato da rabbie o da rancori personali) potrebbe ritorcersi contro. Inoltre parlando del pubblico impiego vanno aggiunte le nuove norme sull’età pensionabile: norme che sono mutate sempre più rispetto agli originali concorsi e relativi contratti di assunzione; senza batter ciglio nei loro confronti, i lavoratori si stanno ritrovando pensionati con 15 20 anni di differenza rispetto alle precedenti normative contrattuali, trovandosi in questo modo “vecchi” nel posto di lavoro senza che nulla sia stato dato in cambio, pagando perciò “di tasca e di vita loro” troppi antecedenti arbitri e privilegi di sapore clientelare “beneficiati” da moltissime altre persone. Certo non è solo Brunetta l’unico responsabile di questo iniquo cambiamento ma è certo che Brunetta se potesse lo inasprirebbe maggiormente, perché il suo parossistico sentire verso il pubblico impiego è inscindibile dalla sua persona. Il ministro Brunetta; in una intervista ha detto che l’anno prossimo vorrebbe andar in pensione; ci sembra un’ottima idea e lo invitiamo ad andarsene per sperare che ci si possa dimenticare in fretta di lui e del suo nefasto passaggio; o forse vorrebbe diventare anche Sindaco di Venezia? Noi speriamo proprio di no!!
Mestre, 31 ottobre 2009
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