SCUOLA
Italia sola in Europa a negare ASCA, 21.10.2009 (ASCA) - Roma, 21 ott - Non bastano Massimo D'Alema e Pier Luigi Bersani. Poco importa poi se si siano pronunciati, a un giorno di distanza dall'annuncio, pure Franco Monaco e Vincenzo Vita, tanto per fare due nomi in più. Il dato politico e' un altro. E fa rima con il silenzio del Partito democratico, nel suo complesso, visto che ai piani alti non si e' aperta bocca per intervenire con chiarezza sulla proposta di introdurre l'ora di religione islamica nelle scuole italiane. Un'idea, tra l'altro, lanciata da destra, da Adolfo Urso, viceministro al Commercio estero e tra i principali promotori a suo tempo della nascita di Alleanza nazionale, che in veste di segretario generale della fondazione ''Farefuturo'', presieduta da Gianfranco Fini, ha dato il là ad una discussione ancora aperta. Che spiazza al momento il fronte democratico nel centrosinistra. Cosi', se non colpisce poi tanto il fuoco amico all'interno del Pdl - dove il fronte maggioritario resiste compatto - così come il ''niet'' della Lega, pronta ad agitare la scimitarra mediatica pur di stoppare la ''mattata'', e' la posizione marginale assunta dal Pd a far riflettere. Tutta colpa delle primarie che si avvicinano, si dira', visto che nessuno dei tre candidati alla segreteria ha intenzione di alzare altri polveroni. Anche se, a onor del vero, Pier Luigi Bersani qualcosa ha detto: ''E' un passo in avanti per la nostra società, poi c'e' da riflettere se si possano trovare soluzioni per non dividere per classi la nuova gente che arriva''. Non si va oltre. Troppo grande, magari, il rischio che ogni parola venga in qualche modo strumentalizzata dall'avversario di turno. E allora, non resta che registrare il via libera convinto di D'Alema, piuttosto scontato, visto che la proposta di Urso si e' formalizzata giorni fa ad Asolo, durante l'incontro proprio tra le fondazioni dei due ex ministri degli Esteri. Così, in attesa di un segnale deciso da parte del Pd, Urso prosegue la sua battaglia politica, con l'azione impostata da ''Farefuturo'', forte però anche di uno studio sulle religioni nei sistemi scolastici in Europa, che darebbe manforte alla sua iniziativa. Una ricerca, realizzata da Flavio Pajer, professore di Pedagogia e didattica delle religioni presso la Pontificia universita' salesiana di Roma, che mette in luce le diversità profonde tra i vari Stati, e di conseguenza tra l'Italia e gli altri Paesi. Basti pensare innanzitutto alla Spagna. Dove, in seguito all'accordo concluso con la Comunità islamica (Cie), dal novembre del 1992 la religione islamica e' riconosciuta. E il suo insegnamento, pur non essendo obbligatorio, come quello delle altre religioni riconosciute, può avvenire negli istituti pubblici. Gli insegnanti di religione sono forniti dall'Arabia Saudita e dal Marocco. Situazione diversa in Germania. Dal punto di vista religioso, lo Stato tedesco e' neutro, tuttavia la legge del 1949 gli affida il ruolo di collettore d'imposte da distribuire alle chiese e fa obbligo ai Lander di assicurare l'insegnamento religioso nelle scuole. Al momento in 5 Lander su 16, governati tra l'altro dalla CDU, e' ammesso l'insegnamento della religione islamica. E ancora, in Albania, stato religioso musulmano, e' garantito il diritto all'insegnamento obbligatorio delle altre religioni. Mentre in Austria - secondo quanto riporta lo studio del professor Pajer - l'insegnamento coranico e' dispensato negli istituti scolastici pubblici come materia riconosciuta dai programmi, al pari di altre religioni. E lo statuto d'imam è riconosciuto come ministro di culto. In Belgio, la gran parte dei ragazzi musulmani segue i corsi di religione islamica, tenuti da insegnanti proposti da Turchia, Marocco o Arabia Saudita, stipendiati dallo Stato. Situazione ancora diversa in Gran Bretagna, dove l'insegnamento obbligatorio delle religioni e' stato modificato nel 1994 con l'introduzione dello studio obbligatorio di 6 religioni (Cristianesimo, Islam, Judaismo, Buddismo, Induismo e Sikkismo). In Grecia, dove e' obbligatorio l'insegnamento della religione ortodossa, i musulmani della Tracia hanno lo stesso obbligo, poiché l'Islam e' la base legale della loro identità. Si passa all'Olanda, dove l'insegnamento delle religioni e' autorizzato ma non obbligatorio. Esiste inoltre una materia chiamata ''Correnti spirituali'', che permette l'insegnamento di religioni non cristiane, e viene riconosciuto lo statuto d'imam come ministro di culto. E ancora. In Danimarca, Svezia e Islanda, dove vengono sovvenzionate le scuole musulmane private, si pongono l'obiettivo di promuovere davvero una cultura della tolleranza verso tutte le fedi. Infine, la Francia, caso atipico nel panorama europeo, ma sintomatico di un problema educativo che e' comune più o meno alla generalità dei sistemi scolastici. Con il ''Rapporto Debray'', i transalpini hanno iniziato a ripensare radicalmente la tradizionale posizione laica del sistema educativo, di fronte al ruolo della religione nella scuola pubblica. Rimane esclusa per legge costituzionale la possibilità di istituire un insegnamento religioso come materia scolastica a sé stante. Ma non e' affatto proibito - anzi, a detta di molti, diventa oggi in Francia un'impellente necessità, alla luce anche degli scontri nelle ''banlieue'' - introdurre elementi di conoscenza religiosa all'interno dei programmi delle materie curricolari. |