Caos supplenti e classi ghetto Giuseppe Caliceti, il manifesto 1.10.2009 L’anno scolastico appena iniziato si preannuncia uno dei più avventurosi, per usare un eufemismo, degli ultimi decenni. Intanto giunge notizia che anche il tar, dopo il Consiglio di stato, dà ragione ai ricorsi ignorati dal ministero, che aveva messo dei limiti alle graduatorie per "blindare" i posti al nord. Ciò significa che le graduatorie dei precari saranno nel caos e nei prossimi mesi vi sarà un vero e proprio balletto di supplenti. Il Consiglio di stato, dando ragione a migliaia di supplenti che si sono rivolti alla giustizia amministrativa, ha infatti dichiarato illegittimo il provvedimento che ha creato le cosiddette "code" nelle graduatorie ad esaurimento. L'inserimento in graduatoria, quindi, deve avvenire "a pettine", cioè secondo il punteggio. Il che significherà rifare tutte le graduatorie a tempo di record. Insomma, il caos. Ma c’è di peggio: il diffondersi un po’ in tutta Italia di "classi-ghetto". Prima dell’estate era stata la Lega Nord a paventare tale raccapricciante ipotesi, suscitando numerose polemiche nel mondo della scuola e uno stop preventivo anche da parte del governo. Ora, anche se non se ne parla più molto, le classi-ghetto arrivano, sembrerebbe, per necessità organizzative. Per esempio: a Brescia c’è una terza media riservata solo a ripetenti e a figli di immigrati che sono quindi considerati automaticamente come asini. Si tratta di 17 ragazzi, la III D di Capriolo, a una quarantina di chilometri da Brescia, creata ex novo per venire a capo dell'emergenza bocciature e per arginare il flusso degli alunni immigrati che arrivano in Franciacorta in ogni periodo dell'anno senza sapere una parola di italiano: una grana per gli insegnanti ma anche per gli studenti visto che, azzerati gli aiuti ministeriali per gli alunni stranieri, costringe a procedere a rilento con il programma anche gli alunni italiani e non bocciati. "Pontificare è un conto, calarsi nella realtà è un altro", si giustifica il preside, Antonio Bellino, ricordando che la decisione della III D è stata presa in accordo con il consiglio d'istituto. Stessa cosa alla scuola Grisandi di Luzzara, in provincia di Reggio Emilia: è stata istituita una classe solo di alunni indiani. Ha protestato in un corteo il Coordinamento delegati immigrati Cgil di Reggio Emilia, insieme ai genitori dei bambini indiani che hanno issato cartelli con scritto: "Non volete i nostri bambini a scuola, perché volete le nostre braccia da lavoro?". Ma la Cgil scuola e gli altri sindacati della scuola, al momento, tacciono. E il dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo di Luzzara difende la sua scelta di formare una classe di soli indiani, senza italiani, ammettendo di avere avuto pressioni dai genitori italiani dei bimbi luzzaresi, che non volevano mettere i loro figli in sezioni a maggioranza di stranieri, minacciando di andarli a scrivere a Reggiolo. Insomma, con l’arrivo dei tagli a personale e fondi della Gelmini inizia a uscir fuori non solo l’idea di una scuola inevitabilmente più razzista, ma anche un’idea alquanto bislacca di autonomia scolastica. Nelle scuole-azienda, proiettate in una prospettiva sempre più forte di concorrenza, la presenza di scuole senza bambini stranieri sembra già utilizzata come criterio di merito e di preferenza fra le scuole pubbliche. Le mamme e i papà italiani stanno diventando improvvisamente razzisti? No, certo. Ma leggi come quelle della Gelmini lo fomentano, il razzismo: dat i tagli di fondi e personale, chiunque cerca di correre ai ripari, in una inevitabile lotta di tutti contro tutti per assicurare un futuro migliore ai propri figli. Il problema è politico, ancor prima che culturale. C’è infatti chi, anche nella sinistra e nel centrosinistra, non si sta accorgendo del punto fino al quale in questi anni si sta tentando di ridurre qualità e diritti degli alunni e dei genitori. E di come questo possa fomentare, se non il razzismo, quantomeno un'emorragia di voti dalla sinistra. E’ disarmante vedere come i sindacati della scuola e i partiti stessi di centrosinistra, legati a una politica sempre più del qui-e-ora che non sa più progettare, siano balbettanti e meno compresi della Lega. Se sinistra e centrosinistra non saranno in grado in questi anni di fare una battaglia forte e rigorosa per la salvaguardia e il rispetto dei diritti e dei servizi di tutti, italiani e non italiani, faranno inevitabilmente il gioco del centrodestra e, inevitabilmente, saranno destinati a perdere altri voti. |