Quel crocifisso che unisce,
divide e fa riflettere…

da TuttoscuolaNews N. 415, 9 novembre 2009

E’ singolare che testate giornalistiche di orientamento così diverso come l’Osservatore romano, il Foglio e il Riformista, seguite da tante altre, abbiano ripreso le parole scritte nel 1988 sull’Unità dall’intellettuale di origine ebrea Natalia Ginsburg a difesa dell’esposizione del crocifisso nelle scuole italiane. Parole sulle quali si è registrata in Italia una convergenza quasi generale.

Ne riprendiamo qui di seguito anche noi i passi che toccano più direttamente il problema di cui si discute in questi giorni perché ci sembrano di grande attualità e di straordinaria compostezza in un clima di contrapposizioni tanto strillate quanto banali come quello che troppo spesso, e da troppo tempo, caratterizza il dibattito politico-culturale nel nostro Paese.

“L'ora di religione genera una discriminazione fra cattolici e non cattolici, fra quelli che restano nella classe in quell'ora e quelli che si alzano e se ne vanno (…). Ma il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. E’ l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino allora assente”.

E ancora: “Il crocifisso è il segno del dolore umano. La corona di spine, i chiodi, evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo.

Per i cattolici, Gesù Cristo è il figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo. Chi è ateo, cancella l’idea di Dio ma conserva l’idea dei prossimo. Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine.

E’ vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti. Come mai li rappresenta tutti? Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei e neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà fra gli uomini. E di esser venduti, traditi e martoriati e ammazzati per la propria fede, nella vita può succedere a tutti. A me sembra un bene che i ragazzi, i bambini, lo sappiano fin dai banchi della scuola”.

Anche a noi sembra un bene. E ci sembra che il principio di uguaglianza cui si sono ispirati i giudici della Corte di Strasburgo sia affermato meglio dal simbolo della croce che da astratte sentenze prive di senso della storia.