Il DL salva precari al senato Il primo round alla Gelmini Carlo Forte, ItaliaOggi 17.11.2009 La Gelmini vince il primo round nel match con i docenti precari sull'inserimento a pettine nelle graduatorie a esaurimento. Ma la partita resta aperta e sono già pronti altri ricorsi che potrebbero capovolgere la situazione. Dopo le pronunce favorevoli del giudice amministrativo, che ha stabilito l'esecuzione delle ordinanze cautelari che dispongono l'inserimento a pettine dei ricorrenti, il governo ha emanato un decreto legge (131/2009) che ha introdotto nuove disposizioni che vietano tale inserimento. L'iter di conversione in legge del decreto 131, peraltro, è giunto ormai alle battute finali. La discussione del disegno di legge (S1835) è prevista per oggi in aula al senato e dovrebbe concludersi entro il 19 novembre prossimo, senza ulteriori modifiche. Ciò determinerà una sorta di sbarramento alle conseguenze degli inserimenti a pettine che sono stati effettuati o che stanno per compiersi. Perché le eventuali ulteriori azioni giudiziali per costringere l'amministrazione ad applicare le nuove posizioni così acquisite dovranno fare i conti con il mutato quadro normativo. E dunque, qualora si giungesse in decisione, il giudice dovrebbe applicare le nuove disposizioni rigettando i ricorsi nella fase di merito. I ricorrenti, però, potrebbero sollevare una questione di legittimità costituzionale, eccependo che il divieto di stabilimento e di locomozione all'interno del territorio nazionale potrebbe essere incostituzionale. Oppure potrebbero eccepire che il contrasto sussisterebbe con la normativa sopranazionale, anche chiedendo al giudice di sollevare una questione pregiudiziale davanti alla Corte di giustizia europea. Nel frattempo, però, si fa strada anche un'altra tesi, che è quella del regolamento preventivo di giurisdizione. Il giudice amministrativo, infatti, secondo il consolidato orientamento delle Sezioni unite della Corte di cassazione, non è competente a pronunciarsi sulle questioni che riguardano le graduatorie a esaurimento. E dunque, se eventuali controinteressati si costituissero e sollevassero la questione, il procedimento potrebbe giungere al suo completo azzeramento. A quel punto i ricorrenti avrebbero 6 mesi per riassumere il giudizio davanti al giudice del lavoro. Fermo restando che ciò dovrebbe avvenire non più presso un'unica sede, ma davanti ai giudici del lavoro competenti nel territorio dei singoli ricorrenti (giudice naturale). E in più bisognerebbe anche istruire i tentativi di conciliazione che preludono al rito del lavoro. |